Sabato il coordinamento Veneto per la salute mentale (SaMeVe) promuoverà un incontro on line per discutere le questioni più urgenti e chiedere alla Regione Veneto una conferenza regionale per la salute mentale: “In epoca di pandemia la salute mentale rischia di essere trascurata – dice Favaretto, portavoce del comitato -. Gli effetti sono stati purtroppo sottovalutati. Non parliamo solo di soggetti fragili, che presentano dei bisogni di assistenza, ma anche della prevenzione e protezione di queste fragilità, e della tempestività ed efficacia degli interventi”.
I dati riportano che in Veneto sono più di 100 mila le persone con bisogni di cure e assistenza in carico ai servizi territoriali. “Ma sono 400 mila quelle che assumono farmaci antidepressivi – sottolinea il dottor Favaretto –. Ogni anno 25 mila persone giungono a contatto con i servizi per la salute mentale per la prima volta, ma in Veneto registriamo un progressivo impoverimento delle risorse”.
La spesa è la più bassa in Italia dopo la Basilicata (54,5 euro per residente, media nazionale 78,1 euro) e manca personale dedicato: medici (30% in meno della media nazionale), psicologi (47% in meno), terapisti della riabilitazione psichiatrica (85% in meno) ed assistenti sociali (43% in meno), a cui si aggiunge il 62% in meno delle prestazioni terapeutiche.
Inoltre a fronte di minori risorse il disagio aumenta: stress, ansia, insonnia, depressione sono solo alcune delle conseguenze di chi si è trovato a fare i conti con l’epidemia, direttamente o indirettamente. “Prevedibilmente la crescita della domanda di aiuti psicologici riguarderà non solo le persone che attualmente sono già in difficoltà” spiega lo specialista, elencando le ‘categorie’ a forte rischio: i ragazzi e gli adolescenti che non possono andare a scuola, poi gli operatori sanitari che stanno subendo una forte pressione psicologica, le famiglie delle persone fragili che non hanno più il supporto dei centri di assistenza.