Un’équipe dell’Università di Padova, guidata dal professor Andrea Crisanti, ha individuato quelli che potrebbero essere i «pazienti zero» del primo focolaio di coronavirus in Veneto, quello scoppiato a Vo’ Euganeo. Si tratterebbe dei due turisti cinesi, che provenivano proprio dalla città di Wuhan e che a gennaio dello scorso anno sbarcarono a Malpensa per una vacanza in Italia.
La scoperta l’ha comunicata lo stesso Crisanti al sindaco di Vo’, Giuliano Martini, per lanciare un appello alla popolazione. “Dalle analisi delle sequenze virali che stiamo ultimando – si legge nella nota poi pubblicata dal Comune – è emerso che il ceppo virale circolante a Vo’ all’inizio della pandemia è identico a quello trovato in due turisti cinesi che durante un soggiorno in Italia erano passati dal Veneto prima di essere trovati positivi al virus a Roma”.
I ricercatori sono convinti nell’attribure a loro la prima diffusione del virus. Analizzando i loro campioni di sangue e confrontandoli con quelli degli abitanti di Vo’, l’équipe di Crisanti ha quindi stabilito una correlazione diretta. Ma la ricerca va avanti, da qui l’appello lanciato alla popolazione dal sindaco, alle persone che sono state contagiate in quel periodo, “chiediamo di provare a ricordare se hanno avuto contatti con le città di Venezia, Verona o Parma nei giorni dal 23 al 27 gennaio 2020. Qualsiasi contatto può essere importante, anche indiretto, anche ad esempio se avete incontrato persone che abbiano frequentato quelle città in quei giorni”. L’obiettivo è quello di costruire una mappa del contagio che possa spiegare come si è diffuso il Covid.
La scoperta potrebbe aiutare a capire molte cose sulla diffusione di questo virus, come conferma al Corriere del Veneto lo stesso Andrea Crisanti: “Ci manca davvero poco per ricostruire l’intera catena di trasmissione. Dai nostri studi l’inizio dei contagi a Vo’ risalirebbe alla prima settimana di febbraio, quindi diversi giorni dopo la scoperta della positività dei turisti cinesi. E questo ci suggerisce anche l’esistenza di un anello mancante: qualcuno, direttamente collegato al paese padovano, che si sarebbe infettato dai due orientali”.
Crisanti coglie l’occasione anche per togliersi un sassolino dalla scarpa: “A questo punto è evidente che c’è stato qualcosa di profondamente sbagliato nella gestione iniziale dell’emergenza perché a quei turisti che provenivano da Wuhan non doveva essere consentito di mettere piede in Italia. Il nostro Paese ha aspettato troppo a imporre delle limitazioni alla circolazione”.