I dati clinici favorevoli e la bassa incidenza dei casi di Covid-19 sui tamponi – ieri scesa all’1,26% su oltre 39 mila testa in 24 ore – non permettono comunque al Veneto di abbassare la guardia. “Siamo preoccupati – ha detto il presidente regionale Luca Zaia – perché oggettivamente il Veneto ha un comportamento anticiclico, abbiamo avuto un’onda d’urto a novembre e dicembre, e dal primo gennaio cominciato a calare – e aggiunge -. Siamo convinti che i fattori siano molteplici, di certo non solo per il cambio di colore della zona. Prendiamo atto che siamo circondati da cluster che sono in crescita”.
Sull’analisi sanitaria pesa anche il dato del controllo sulle varianti del virus. Ieri Zaia aveva annunciato l’individuazione della variante brasiliana, riscontrata nel padovano. “Noi andiamo avanti con le sequenziazioni – ha precisato – ma la situazione epidemiologica è in calo da 50 giorni. Sono comunque singoli campioni e non cluster. Pensiamo che il tema delle varianti abbia pesato, ora ne abbiamo otto, 5 note al database nazionale, una inglese, due tipiche”.
Ma il tema più caldo, e che sta causando le maggiori polemiche, riguarda la questione dei vaccini. Sul fronte dei contatti per l’acquisto delle dosi al di fuori del contratto Ue, Zaia ha reso nota “la collaborazione dei colleghi di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Marche. Non è un problema di avere vaccini più buoni – ha puntualizzato – ma l’unico fattore è il tempo. Se riusciamo a vaccinare tutte le aziende e tutti i cittadini, in 3-4 mesi partiamo prima di chi sta ad attendere i vaccini”.
Secondo il presidente “l’Italia deve assolutamente accelerare, e fare come gli altri Paesi che acquistano sul libero mercato“. Dalla stima del direttore generale della Sanità regionale, Luciano Flor, emerge che ai ritmi delle forniture attuali ci vorrebbero due anni per completare la profilassi in Veneto, la cui ‘potenza di fuoco’ è di un milione di iniezioni al mese.
Il Veneto, ha illustrato Flor, ha ricevuto una ventina di segnalazioni sulla disponibilità di vaccini, a sei sono state chieste precisazioni, a due, che hanno risposto con un’offerta, è stato chiesto il numero di lotto e scadenza, che verranno trasmessi all’attenzione della struttura commissariale per le vaccinazioni. “Abbiamo chiesto elementi – ha aggiunto – per capire se c’è davvero il vaccino, in che tempi la disponibilità a fornirlo, le quantità e quanto costa. Queste sono informazioni necessarie per l’autorizzazione ministeriale. Quando avremo questo dato trasmetteremo le informazioni per avere l’autorizzazione a negoziare. Ad oggi non abbiamo mai contrattato sul prezzo. Stiamo condividendo le modalità con la struttura commissariale”
Ma a quanto pare in molti pensano che i vaccini proposti al Veneto siano solo ‘fuffa’ e a stretto giro è arrivata la replica di Luca Zaia al presidente della Irbm di Pomezia, Piero Di Lorenzo, che lo aveva ammonito contro il rischio di truffe sull’acquisto di vaccini anti Covid, criticando l’iniziativa regionale.
“Anche a Totò hanno offerto il Colosseo…”, aveva detto Di Lorenzo. Dura la risposta di Zaia: “Non so chi sia questo signore e lo invito a dire quali sono le sue fonti, le nostre sono verificabili e verificate. Ma, la partita non è chiusa, vedremo alla fine… questo signore potrebbe anche doversi scusare per le sue accuse”.