Aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo agli organismi di vigilanza. Sono questi i capi d’accusa con cui andrà a giudizio l’ex Direttore Generale della Banca Popolare di Vicenza, Samuele Sorato.
L’ex dirigente era rimasto a lungo tempo in una sorta di limbo a causa delle sue precarie condizioni di salute. Condizioni che l’avevano tenuto fuori dal processo principale partito negli ultimi mesi del 2018; e che vede alla sbarra l’ex Presidente Zonin, insieme ad alti funzionari del Gruppo bancario.
Una perizia medica ha ora certificato l’idoneità, per Sorato, di affrontare un processo. Permettendo così al gup (Giudice per le Udienze Preliminari) Roberto Venditti di rigettare le richieste di ulteriore rinvio avanzate dagli avvocati difensori di Sorato. Questi ultimi avevano fatto leva sullo stato di salute dell’ex numero 1 (o numero 2?) dell’Istituto berico, ma adesso promettono battaglia contro chi ha infangato il suo nome nei mesi passati.
Capire chi fosse realmente a capo dell’operatività della Popolare, tra Zonin e Sorato, sembra essere infatti la chiave di volta dell’intera vicenda. I due, dall’inizio della messa in liquidazione della Banca si sono sempre reciprocamente accusati di essere l’ideatore del sistema che ha portato poi al fallimento.
Triste epilogo di una Banca con oltre cent’anni di storia; e che ha rivelato la recente mala gestione con comportamenti scorretti e fraudolenti nei confronti dei risparmiatori. Primo fra tutti il discorso delle “baciate”; ossia l’erogazione di finanziamenti vincolati all’acquisto di azioni della Banca a prezzi artificialmente gonfiati.