Dopo lo sfogo del reggente della Procura di Treviso, Massimo De Bortoli, che ha ereditato l’inchiesta sul crac di Veneto Banca e che durante l’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta-bis sulle banche, aveva dichiarato di essersi sentito solo, “perché la procura di Treviso è sottodimensionata e io dovevo occuparmi di tutto, anche della carta e l’unico aiuto è venuto dalla Guardia di finanza, mentre ogni richiesta di potenziamento dell’organico è stata ignorata”, è intervenuto anche l’ex procuratore Michele Dalla Costa.
Dalla Costa pur essendo in pensione dall’ottobre scorso, conosce e segue ancora le vicende della procura e per questo conferma quanto dichiarato dal suo ex sostituto, compresi i timori per il rischio ormai concreto della prescrizione dei procedimenti.
Ciò che pesa per la procura di Treviso, è il parallelo poco favorevole con il processo Banca Popolare di Vicenza, che sta andando a sentenza, dopo due anni e oltre cento udienze del processo contro Gianni Zonin e gli ex-vertici della banca, anche in considerazione del fatto che l’inchiesta su Veneto Banca era partita comunque prima.
Le due vicende bancarie, molto simili tra di loro, hanno continuato a procedere lungo binari temporali clamorosamente diversi e, questo può essere giustificato solo in parte con il rallentamento dovuto a quella che è stata definita la “navetta” tra la procura di Roma, dove il procedimento Veneto Banca era stato avviato per ostacolo alla vigilanza, dove ha sede l’organo controllore, ossia la Banca d’Italia e quella di Treviso dove è poi stato trasferito per competenza territoriale.
Trattandosi infatti di procedimenti con centinaia di testimoni, migliaia di parti civili e un volume immenso di carte da produrre e consultare, una differenza sostanziale l’hanno fatta anche le forze messe in campo e, qui emerge appunto la questione dolente degli organici inadeguati della procura di Treviso.
Ma emergono anche letture diverse della vicenda, come quella dell’avvocato Paolo Polato, dell’Adusbef, per la tutela dei consumatori, che pur giustificando la carenza di organici, ritiene che se fosse stata accettata e portata avanti l’impostazione di Roma, si sarebbe perso meno tempo. E come lui la pensa anche l’avvocato Luigi Fadalti, che segue qualche centinaio di risparmiatori tra Vicenza e Treviso.
L’onorevole Pierantonio Zanettin di Forza Italia, intervistato dice di aver raccolto in sede di audizione delle difficoltà del dottor De Bortoli nello svolgere l’indagine, “difficoltà peraltro oggettive, ma che è altrettanto vero che la procura di Vicenza, competente per il crac BpVi, è anch’essa un ufficio di provincia con una dotazione organica inferiore alle necessità e, tuttavia va dato atto che procura e tribunale sono riusciti a portare avanti un processo particolarmente complesso, che si concluderà con regolarità nelle prossime settimane. E le differenze sono eclatanti”.
Inoltre, sempre secondo Zanettin, “sono emerse delle contraddizioni nella deposizione di De Bortoli, che pur dipingendo un quadro pesante su Consoli, ne ha poi dissequestrato i beni”.