Nel corso dell’udienza preliminare di ieri per il crac di Veneto Banca al Tribunale di Treviso, i pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama hanno chiesto il rinvio a giudizio per Vincenzo Consoli e l’apertura del processo per falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Il giudice per l’udienza preliminare Gianluigi Zulian, si pronuncerà sabato 20 febbraio, dopo l’intervento della difesa dell’ex amministratore delegato della banca trevigiana.
Parallelamente a Roma sta avanzando il procedimento contro la società Pwc, e la sua responsabile per la revisione in Veneto Banca, Alessandra Mingozzi, accusata di aver attestato in maniera fraudolenta un profilo della banca non conforme al vero con bilanci in ordine, quando invece l’istituto versava già in gravi difficoltà. Qui l’udienza è attesa per il 15 aprile.
Anche ieri in aula, com’era già successo durante una recente audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, Massimo De Bortoli è tornato ad accusare Consoli di essere stato “il padrone assoluto dell’istituto, il despota che poteva far licenziare qualsiasi dirigente sgradito ed estromettere sindaci ed amministratori, unico decisore del valore delle azioni, che manipolava i suoi sottoposti al fine di convincerli a fornire informazioni false alla clientela”.
E infatti anche la difesa di Banca d’Italia e Consob si è schierata su questa linea, scaricando su Consoli e sulle sue false ricostruzioni la responsabilità per la quale gli organi di vigilanza, almeno fino ad una certa data, non sarebbero riusciti a riscontrare alcuna anomalia nei bilanci dell’istituto, al punto da arrivare ad autorizzare nel giugno del 2014 l’ultimo aumento di capitale di 500 milioni.
Anche relativamente alle “baciate”, contrariamente a quanto poi emerso, Consoli aveva risposto che era stata “formalmente esclusa da regole interne la possibilità di concedere finanziamenti finalizzati al pagamento del prezzo degli strumenti oggetto dell’offerta”.
L’avvocato di parte civile Luigi Fadalti, alla luce di quanto emerso sulla struttura complessa della banca, dubita che Consoli abbia potuto fare tutto da solo: “Mi rifiuto di credere che tutti gli altri amministratori e sindaci non avessero contezza di quanto stava accadendo. Inoltre confido, che una volta definita la decisione sullo stato di insolvenza con la pronuncia della Cassazione, si proceda per accertare reati fallimentari e si verifichino altre responsabilità”.
Pur essendo ormai molto vicini i termini della prescrizione, il Tribunale di Treviso auspica di riuscire a giungere a sentenza in primo grado per poter almeno garantire i diritti di risarcimento civile.