A Treviso, sabato si è conclusa l’udienza preliminare del procedimento per il crac di Veneto Banca. L’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, unico indagato rimasto, è stato rinviato a giudizio, dal Gup Gianluigi Zulian, per i reati di ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e aggiotaggio. Il processo, sul quale incombe già la prescrizione, si aprirà il 10 aprile.
Ermenegildo Costabile, legale del foro di Milano e difensore di Consoli, nella sua arringa finale ha voluto mettere in evidenza “tutta una serie di questioni, che richiedono una profonda meditazione da parte del Gup, a cominciare dall’incoerenza di un’accusa rivolta ad un’unica persona che non può aver fatto tutto da sola”.
Costabile, in grande sintesi, ha sostenuto che se c’è un addebito che si può muovere al suo cliente, può essere solo di natura colposa, “nel senso che non ha fatto tutto ciò che si sarebbe potuto fare”, ma non certo di natura dolosa. Inoltre, secondo il legale milanese, non è credibile che, Consoli, da solo, abbia potuto ingannare le autorità di vigilanza e raggirare gli investitori, commettendo aggiotaggio e falso in prospetto, quando oltretutto, lui stesso ci ha rimesso otto milioni di euro.
Quest’ultimo argomento è stato quello per il quale è già stata archiviata la posizione dell’ex presidente della banca, Flavio Trinca ed è lo stesso evocato nel processo parallelo per il fallimento della ex Banca Popolare di Vicenza, dal legale di Gianni Zonin, l’avvocato Enrico Ambrosetti, che ha voluto sottolineare il fatto che anche il suo cliente ci abbia rimesso pesantemente, non avendo venduto le proprie azioni.
Il Giudice per l’udienza preliminare Zulian ha scelto comunque di accogliere tutte le richieste del pubblico ministero Massimo De Bortoli e di mandare quindi Consoli a processo in aprile, quando, nello stesso periodo, a Roma si aprirà l’udienza preliminare per i rappresentanti della PricewaterhouseCoopers, la società di revisione dell’ex Veneto Banca, accusata di aver chiuso un occhio sui conti non propriamente in ordine dell’Istituto di Montebelluna, così permettendo e giustificando il valore gonfiato delle azioni, che poi esplodendo ha bruciato i capitali di circa 80mila risparmiatori. Ed è proprio qui che hanno spostato la loro mira tutti gli avvocati delle parti civili, nell’ottica dei risarcimenti perché, PwC è considerata molto più solvibile di tutti gli altri.
L’avvocato Costabile all’uscita dal Tribunale ha commentato: “ Il materiale da me presentato avrebbe meritato due settimane di analisi. Tanti argomenti, sotto profili diversi, risolti in un tempo così breve, fanno quasi pensare che la decisione fosse già scritta. Ma saranno altri a valutare l’operato di questo giudice”.