L’Alaska, lo stato più settentrionale degli Stati Uniti posto all’estremo Nord-Est del continente americano, è ancora nel cuore dei russi. Fino al 1867, essa faceva infatti parte dello sterminato impero zarista. Ma proprio l’abnorme distanza dalla capitale San Pietroburgo, e tutte le difficoltà pratiche che ne scaturivano, portarono le autorità russe a venderla a Washington.
Oggi che le grandi potenze mondiali sono in gara per la conquista dell’Artico, questa terra semi-sperduta sta conoscendo un ritrovato interesse strategico. A riprova di questo, nell’ultimo anno e mezzo, le autorità locali hanno registrato un aumento di passaggio di velivoli russi che non si verificava dai tempi della Guerra Fredda.
Il progressivo scioglimento dei ghiacci, sta infatti spingendo Mosca a lanciarsi in una conquista di quella che viene definita senza troppi veli “la regione del futuro”. Strategica sia per quel che riguarda l’importanza del sottosuolo – ricco, sembra, di ogni ben di Dio – che per quel che concerne le rotte commerciali – che come accade per gli aerei, riducono drasticamente i tempi di percorrenza.
La conquista dell’Artico non affascina però solo Mosca; Washington è allo stesso modo in prima linea. E i piani di sviluppo futuri dei due Paesi – rispettivamente “Principi Fondamentali della Politica dello Stato della Federazione Russa nell’Artico fino al 2035” e “Regaining Arctic Dominance” – prevedono in maniera inderogabile la graduale “conquista” dell’Artico. Facendo a gara per accaparrarsi le terre che lentamente emergeranno dallo scioglimento dei ghiacci.
Il prossimo capitolo della nuova Guerra Fredda, avrà un’ambientazione decisamente in linea con il suo nome.
Federico Kapnist