Dalla zona gialla siamo passati in arancione e adesso la zona rossa è sempre più vicina. “Ma noi, in verità, siamo già in nero, quel nero che significa che migliaia di imprese, nell’arco di poche settimane, senza ristori immediati ed adeguati, potrebbero chiudere. Anzi, chiuderanno di sicuro”, queste le parole delle sigle di Confcommercio (Ascom e Appe) che questa mattina hanno organizzato un incontro con la stampa davanti alla Prefettura di Padova, per richiamare l’attenzione su una situazione ormai insostenibile.
Le persone intervenute hanno steso venti metri di tappeto: prima giallo, poi arancione, quindi rosso ed infine, molto più lungo dei primi tre, nero. La metafora è più che evidente. Una situazione talmente difficile da far dire al presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin, che “non chiediamo più nemmeno di fare impresa, perché questo ci è impedito, ma almeno chiediamo che ci sia consentito di sopravvivere”.
Il presidente Bertin reggeva un cartello che non ha bisogni di commenti, “Rispettosi e mazziati”, e ha affermato: “Mentre a Roma continuano a pensare a come redistribuirsi le cariche, noi andiamo incontro alla morte delle nostre imprese. Nessuno nega che ci sia un problema sanitario enorme, ma nessuno deve pensare che non ci sia anche una pandemia economica che, se non sarà corretta, rischia di lasciare le nostre città senza bar, senza ristoranti e senza negozi e le famiglie nostre e quelle dei nostri collaboratori, senza reddito”.
Gli fa eco il segretario dell’Appe, Filippo Segato, ricorcordando come un mondo che in questi mesi si è costantemente preparato ed adeguato, quello della ristorazione, non abbia oggi la possibilità di accogliere le persone, e quindi ecco un tavolo sul tappeto rimasto ormai senza sedie.
La manifestazione organizzata dalle sigle di Confcommercio ha acceso un riflettore anche su tante altre situazioni di estrema difficoltà nel comparto del terziario. Così hanno preso la parola, o erano presenti, oltre a baristi e ristoratori, anche rappresentanti delle sale da ballo, degli ambulanti, del comparto del wedding, degli agenti di commercio, delle scuole di lingue. “Ci attendiamo risposte rapide – ha concluso Bertin – e ci attendiamo soprattutto di non essere i soli a pagare”.