Il neo commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova, Massimo Miani, ha azzerato gli incarichi e bloccato il super-collaudo finale.Tra le teste cadute sotto la sua scure, c’è anche quella dell’ingegner Alberto Scotti, considerato il padre del Mose, colui che lo aveva progettato e che in questa fase, ad opera ormai praticamente ultimata, non avrebbe dovuto neanche più averci a che fare. In realtà però Scotti era stato richiamato nel 2017, dai precedenti commissari del Consorzio Venezia Nuova, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo, per cercare di sbrogliare una matassa intricatissima e portare a compimento il sistema di barriere mobili.
Ora, Scotti, pur capendo le difficoltà della gestione di tutta la situazione, si dice preoccupato per la decisione di Miani, sia perché l’ultimazione definitiva dell’opera è ancora lontana, sia perché rimane in sospeso la questione del super collaudo finale, fondamentale per uscire dalla fase sperimentale.
Il “commissioning”, com’è chiamato in gergo, è un’operazione di verifica di rispondenza al progetto e di funzionalità, lunga e costosa, di ogni singolo componente e di ogni singolo sistema e, sembra che proprio per questo, Ossola avesse deciso di conferire l’incarico di programmazione ed esecuzione del piano a Scotti.
Il piano, che prevedeva 17 mesi di controlli, con centinaia di professionalità coinvolte, tra Provveditorato, Commissario Straordinario, Consorzio, imprese, fornitori e progettista, per un totale di spesa di quasi 29 milioni di euro, è stato bocciato per ben tre volte dal provveditore Cinzia Zincone. Il costo finale del Mose, che pare sia di 6,195 miliardi, avrebbe dovuto essere comprensivo anche di super collaudo finale. Secondo Scotti infatti, il motivo delle ripetute bocciature del piano, è di natura economica, pertanto se si vuole sbloccare la situazione, bisogna che il CVN entri nell’ordine d’idee di pagare.
E, anche se senza il “commissioning”, le paratoie possono essere alzate, il collaudo di opere di questo genere deve comunque essere portato a compimento, perché si continuano a riscontrare anomalie, alle quali bisogna trovare delle soluzioni, ma soprattutto perché è una verifica totale su tutto, con prova documentale da consegnare al gestore futuro dell’impianto, un’attività che va fatta, che risponde a standard internazionali.