Le imprese del Consorzio Venezia Nuova ieri si sono appellate al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e alla sua vice, Teresa Bellanova, in relazione alla proposta del commissario liquidatore Massimo Miani di pagare solo il 30% dei loro crediti.
Contestualmente hanno chiesto anche un incontro con i sindacati, denunciando il rischio che, “a queste condizioni possano saltare in aria un settantina di aziende”, che stanno dando lavoro a circa 1500 persone. La mossa successiva sarà quella di scrivere al Prefetto Vittorio Zappalorto, affinché convochi un tavolo di crisi.
La situazione del Consorzio, ormai stritolato dai debiti, si fa ogni giorno più critica, con i circa 200 milioni di debiti accumulati, tra gli oltre 100 anticipati dal Provveditorato per risolvere alcune criticità e i circa 70 nei confronti di varie imprese, oltre ai 6 da pagare alla Corte dei Conti per danno erariale e altri ulteriori contenziosi fiscali. Oltre a tutto ciò, ci sono in corso varie cause legali, tra le quali, la più importante è quella della Mantovani contro il Consorzio, per le quali ci sono in ballo altre centinaia di milioni di euro.
Il commissario Miani, nominato solo sei mesi fa, ha cercato in tutti i modi di far quadrare i conti, ma, davanti ad un passivo di 200 milioni, ha pensato che la cosa migliore potesse essere quella di chiedere alle imprese consorziate di mettere mano al portafoglio per pagare almeno il disavanzo dei bilanci dal 2014 al 2020. Del resto, secondo il suo modo di vedere le cose, le imprese che hanno potuto godere del vantaggio di ricevere i lavori dal Consorzio, senza dover fare gare d’appalto, avrebbero dovuto mettere in preventivo anche il rischio di dover coprire un eventuale buco.
Come se non bastasse, Miani contava di poter ricevere almeno una parte degli ormai famosi 538 milioni recuperati grazie agli interessi passivi sui mutui, per poter pagare parte dei debiti pregressi, ma alla fine, dopo un logorante braccio di ferro sulla loro destinazione, ha vinto la linea del Provveditore Cinzia Zincone e del Governo Draghi e, così sono stati destinati ai nuovi lavori, perché altrimenti avrebbero finito con il venir considerati “indebiti aiuti di stato”. A questo punto, se il debito non lo paga lo Stato, per Miani, lo devono pagare le aziende consorziate.
Ma le imprese non ci stanno: “Non è giusto che la mala gestio dei commissari precedenti, cioè dello Stato ricada su di noi, che in questi sette anni non abbiamo toccato palla, visto che il bilancio lo approvavano loro. Tra l’altro così oltre a metter a rischio le nostre imprese, si mette a rischio anche la conclusione del Mose”, ha ribadito Devis Rizzo, presidente di Kostruttiva e portavoce di tutte le consorziate.
Ora bisognerà attendere per vedere cosa accadrà, anche in considerazione del fatto che per avere il via libera il piano di ristrutturazione del debito di Miani dovrà ottenere almeno il 60% dei voti favorevoli.