Lo “stato di crisi” per il Consorzio Venezia Nuova è iniziato “tra fine marzo e inizio aprile 2021, quando il Ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibile ha comunicato al Commissario liquidatore l’impossibilità di utilizzare parte dei fondi distribuiti al Mose per il ripianamento dell’esposizione debitoria“, pena incorrere in infrazione Ue sugli aiuti di Stato.
L’elemento emerge dal ricorso del Cvn al Tribunale fallimentare di Venezia per la ristrutturazione dei debiti, presentato dallo studio Ambrosini di Vicenza per conto del liquidatore Massimo Miani. E quindi la situazione si è fatta via via più complicata.
L’istanza – si legge nel ricorso – è lo “strumento che allo Stato consente di salvaguardare l’integrità del patrimonio del Cvn, scongiurando alla radice il rischio che alcuni creditori decidano di avviare in sede esecutiva attività di realizzazione delle pretese”. Ai giudici il Consorzio incaricato di costruire il sistema Mose chiede l’emissione di un “divieto a iniziare o proseguire azioni esecutive o cautelari“, sottolineando che “sono in corso trattative con i creditori per almeno il 60% dei crediti”.
In una nota, come riporta l’Ansa, Miani precisa che al Mims è stata segnalata la posizione debitoria del Consorzio Venezia Nuova e di Comar per un importo tra i 250 e i 300 milioni, un deficit patrimoniale di oltre 200 milioni e un contenzioso attivo e passivo per circa un miliardo di euro. L’udienza davanti al Tribunale di Venezia è stata fissata al 10 giugno prossimo.