In una recente intervista il premier Conte non aveva celato l’intenzione di voler mettere mano al reddito di cittadinanza, in modo da migliorare il sistema e permettere che un numero maggiore di persone riesca a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Da Di Maio però arriva l’alt: la misura deve restare, semmai va adoperata meglio. Il ministro degli Esteri ed ex leader politico dei 5 Stelle non vuole rinunciare ad una norma che è stata a lungo il cavallo di battaglia del suo Movimento.
Ad oggi i navigator, che avrebbero dovuto accompagnare i percettori del reddito verso il mondo del lavoro, hanno formalizzato solo 220.048 offerte formative oppure di lavoro, peccato che i beneficiari della misura siano 1,23 milioni.
Ma il ministro Di Maio non ci sta e continua a difendere quello che ritiene un “reddito di civiltà” e anzi chiede che i Comuni approvino i regolamenti per i lavori di pubblica utilità che permetterebbero di reclutare i beneficiari del Reddito.
Per tutta risposta Conte sta già lavorando ad una nuova riforma e lamenta la mancanza di una banca dati nazionale – capace di mettere insieme la domanda di lavoro con le offerte delle aziende. In questo modo le persone potrebbero trovare lavoro più in fretta, e i furbetti, che rifiutano il lavoro, lo farebbero a rischio di perdere il diritto al reddito.
Sul tema non ha perso l’occasione di intervenire nemmeno il ri-eletto governatore del Veneto, Luca Zaia: “Come in tutte le cose ci sono dei principi fondanti come aiutare le persone in difficoltà e poi ci sono le distorsioni, perché se tu devi dare soldi a qualcuno per stare sul divano a guardare la tv non va bene”.
“Noi veneti abbiamo avuto il minor accesso al reddito di cittadinanza e non è che non abbiamo i disoccupati, ma siamo convinti che quelle risorse vadano date alle imprese con l’obbligo di creare nuova occupazione“.
Lucrezia Melissari