Pochi presidenti americani si sono rivelati così attivi nello scacchiere mediorientale quanto Donald Trump. Questo desta sicuramente attenzione, in quanto si tratta di colui che aveva annunciato il disimpegno da Siria e Iraq.
Ma ai lettori più attenti di questo intricato mosaico, non sarà sfuggito il fortissimo legame instauratosi sin da subito fra il Tycoon americano e due tra i principali attori della zona: Israele, tramite il suo influente genero (l’ebreo-americano ultraortodosso, anche se privo di barba, Jared Kushner) e il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman.
Un’alleanza sulla carta insolita invece quanto mai salda nella realtà: l’asse Washington-Tel Aviv-Riad è infatti una delle colonne portanti della pax americana instauratasi al termine della seconda guerra mondiale.
È sulla scia di questi rapporti che è stata raggiunta un’intesa tra Stati Uniti, Israele ed Emirati Arabi Uniti (storicamente legati ai Sauditi) per appianare questioni irrisolte: il riconoscimento di Israele da parte dei Paesi arabi, la continua annessione di Territori palestinesi da parte dello Stato ebraico e un complesso intreccio di accordi commerciali, energetici e militari che definirà il futuro del Mediterraneo Orientale e dei suoi protagonisti: dalla Turchia al Qatar, passando per l’Egitto e la Grecia, oltre ai già citati firmatari.
Le critiche palestinesi e i timori delle Potenze sciite, lasciano già presagire che a dispetto dei proclami israelo-americani, l’accordo non segnerà alcuna pace definitiva nella turbolenta regione.