Ieri ci sono state regioni che hanno tirato un sospiro di sollievo e altre invece che hanno montato la polemica. Tra queste Lombardia e Piemonte che a quanto pare non si aspettavano di finire in zona rossa, mentre la Campania è zona gialla. Eppure sono le Regioni stesse a fornire i dati su cui poggia il monitoraggio relativo all’andamento della situazione epidemiologica. E per alcuni rappresentati del governo “è surreale” che alcuni presidenti, “anziché assumersi la loro parte di responsabilità”, facciano “finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano i loro territori”.
“Sui colori delle zone nel Dpcm non siamo a trattative da calciomercato – cerca di stemperare i toni il presidente dell’Emilia Romagna e capo della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini -. Ci sono 21 parametri e i relativi dati forniti dai territori, valutati dagli esperti. Non troverei sbagliato un livello di confronto tecnico, di volta in volta, tra gli esperti del ministero e quelli delle Regioni coinvolte. Ne parleremo con il ministro, ma l’importante è che qualsiasi meccanismo abbia come obiettivo la tutela della salute pubblica”.
“Non abbiamo bisogno di accrescere il livello di scontro ma semmai di lavorare assieme – ha aggiunto -. Lo dico a me stesso, al governo e ai miei colleghi presidenti di Regione. Ascoltiamo il presidente Mattarella e abbassiamo i toni, una pandemia non si sconfigge con la polemica”.
Ma lo scontro è duro e non se ne vede la fine, con i governatori che chiedono verifiche e minacciano di impugnare il provvedimento come Nino Spirlì della Calabria. Inoltre nelle prossime ore – verosimilmente da sabato – arriveranno i nuovi dati relativi alla settimana 26 ottobre-1 novembre e non è escluso che chi oggi si trova nella zona gialla possa finire in quelle dove sono previste maggiori restrizioni: a rischio ci sono la Campania, la Liguria, il Veneto e la Toscana, con il risultato che potrebbe ulteriormente complicarsi la situazione.
Il problema non è tanto tecnico, relativo quindi alla raccolta dei dati – che resta comunque difficoltosa dato i grandi numeri da conteggiare e la difficoltà di monitorare tutti e 21 i parametri, quando politico: la maggior parte delle Regioni continua a chiedere misure nazionali, mentre il governo insiste sulla necessità di intervenire a livello locale, per intervenire dove serve senza penalizzare zone la cui situazione è migliore.
E mentre il clima è teso anche in Conferenza Stato-Regioni, Conte continua a ripetere l’invito a “non perdere il senso di unità nazionale”. Dalle regioni arriva uno “spettacolo indecoroso”, sono invece le parole del ministro degli Esteri Luigi di Maio che riporta all’attenzione quello che alcuni, anche tra i tecnici, cominciano a pensare sia il vero problema, il titolo V della Costituzione, e si spinge a dire che: “A fine pandemia questo scontro inaccettabile imporrà di semplificare e riorganizzare lo Stato”.
Prima di scomodare la Costituzione, che di certo non è perfetta, ma resta una delle migliori al Mondo, ognuno cerchi di risolvere i problemi che competono al proprio Ministero, che anche così sono già abbastanza.
L.M.