La prima visita di un premier è sempre importante e non si sceglie a caso la sua destinazione.
Il fatto che Mario Draghi abbia quindi scelto la Libia, è sintomo di ritrovata importanza e di centralità che la nostra ex-colonia potrebbe rivestire nei mesi a venire. A fare gli onori di casa, Abdul Hamid Dbeibah, premier libico che ha il compito di traghettare il Paese verso le elezioni del 24 dicembre.
Sul tavolo, oltre all’importante stabilità interna della Libia, le numerose commesse che potrebbero derivare nei prossimi mesi per le aziende italiane: realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili nella regione del Fezzan; “l’Autostrada della Pace”, il progetto nato ai tempi di Gheddafi e Berlusconi che collegherebbe Tunisia ed Egitto; ristrutturazione dell’aeroporto Mitiga; ammodernamento del sistema ospedaliero libico; infine, forniture di gruppi elettrogeni e solari – nell’attesa di costruire una megacentrale elettrica – per combattere l’annoso problema dei black-out elettrici che colpisce in maniera drammatica tutto il Paese.
Tutte voci che, valendo miliardi di euro, fanno comprensibilmente gola alle nostre imprese; da quella principale – l’ENI – a tutte le altre attive nei diversi settori interessati.
Prioritario sarà ora inserirsi nella Tripolitania resa vassalla della Turchia dopo l’ingente aiuto militare offerto da Erdogan ad al-Serraj. La nostra diplomazia dovrà destreggiarsi sapendo di non poter contare sul potere persuasivo delle armi.
Federico Kapnist