Per quanto Draghi avverta il fiato dei partiti sul collo, il concetto chiave della sua strategia resta “aperture prudenti, graduali e sicure”. Questo vuol dire che il liberi tutti non ci sarà e che il coprifuoco è destinato a scandire le giornate e le notti degli italiani ancora per qualche tempo. Infatti nonostante il pressing, soprattutto da destra, il premier ha chiarito che (parafrasando) per le riapeture “le date le danno i dati”. Quindi fino a che la curva dei contagi non sarà sotto controllo, si procederà con la massima prudenza.
Ma si intravede già un piccolo spiraglio, dato che se i numeri del monitoraggio di venerdì lo consentiranno, la prossima settimana il coprifuoco sarà spostato alle 23, con soddisfazione di ristoratori e baristi. Ma non tutti stanno festeggiando. I negozianti delle cittadelle dello shopping chiedono infatti l’apertura durante il fine settimana e hanno manifestato abbassando le serrande dei negozi, mentre ieri in piazza del Popolo a Roma si è tenuta la “colorata” protesta di Gardaland e degli altri parchi a tema: “Impossibile aspettare il 1°luglio”
Sono oltre 780 mila i lavoratori dei centri commerciali che chiedono la riapertura durante il weekend. Non un vezzo, ma una necessità per ripartire, dato che proprio sabato e domenica si registra il numero maggiore di vendite. A chiederlo sono anche i gestori che dopo 6 mesi di chiusura forzata speravano proprio nell’estate per ridare slancio ai propri punti vendita. Tenere aperto il weekend inoltre vuol dire poter garantire a più dipendenti di lavorare, persone che adesso sono costrette a casa, o a turni ridotti.
Ecco i dati: il settore in Italia contra 230 strutture che nel 2019 hanno generato un giro d’affari superiore ai 400 milioni di euro e 25.000 posti di lavoro diretti (tra occupati fissi e stagionali). Cifre che salgono rispettivamente a 2 miliardi di euro e 60.000 addetti considerando l’indotto composto da hotel, ristorazione, merchandising, manutenzioni. Nel 2020 la debacle: il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all’apertura e 5 parchi sono finiti sotto il controllo di fondi di investimento stranieri. Posti di lavoro stagionali andati in fumo: 10.000.
Numeri che non si possono più ignorare.