Non si placano le polemiche che sono divampate dopo la partecipazione di Fedez al Concertone del Primo maggio e adesso la Rai pensa ad una controffensiva per vie legali, ma ricostruiamo i fatti.
Partiamo da un presupposto: era la festa del Primo maggio, a parte quella parentesi “Caro Mario” – con il richiamo evidentemente a Draghi – non ha detto una parola sui problemi dei lavoratori. Fedez avrebbe potuto dire mille cose, non solo dei lavoratori dello spettacolo e delle maestranze che ci girano intorno, ma anche della preoccupante disoccupazione di questo Paese o del ruolo delle donne nel mondo del lavoro. Invece ha scelto un’altra strada. Selvaggia Lucarelli, e altri, hanno fatto notare come pesi invece il suo silenzio sui lavoratori di Amazon, del quale il repper è sponsor. Il coraggio a quanto pare è un’altra cosa e Fedez ha deciso di contestare degli esponenti della Lega che in più occasioni hanno dimostrato di essere avversi al ddl Zan.
Rispettiamo questa presa di posizione, forse tardiva e troppo mediatica, di Fedez su un argomento importantissimo che riguarda i diritti civili, ma ci sembra assurdo che per farlo abbia dovuto prendere “in prestito” e con la forza una rete pubblica. Avrebbe benissimo potuto usare i suoi mezzi social, e parlare direttamente con il suo pubblico, ma ha deciso di lanciare la bomba.
Sì perché ha accusato senza mezzi termini la Rai di aver cercato di censurare il suo discorso. Con Rai 3 che ha respinto qualunque accusa di censura preventiva e Fedez che replica pubblicando (e qui entra in campo pure il Garante della Privacy) una parte della telefonata intercorsa con uno degli organizzatori e la vicedirettrice Ilaria Capitani.
Ma nella clip mancherebbero dei pezzi, sembra tagliata ad hoc per sostenere l’accusa di Fedez e la Rai minaccia azioni legali. E Fedez intanto è diventato il nuovo simbolo del Pd, lui che non si è piegato al “sistema”. Il caos politico è scoppiato nel pieno del fermento interno per il rinnovo dei vertici e del Cda della Rai. E adesso nella questione si è inserito anche il segretario del Pd, Letta, che dice: “Fuori i partiti dalla Rai” e invoca “un cambio di passo, una fortissima discontinuità” nelle imminenti nomine dei componenti del consiglio di amministrazione Rai. Come? Lasciando fuori dal cda parlamentari in carica o ex.
Peccato che la gestione fallimentare sia da ricondursi non solo al governo M5S-Lega, ma anche a quello giallo-rosso. Quindi sono in molti a doversi mettere una mano sulla coscienza e pensare alle prossime mosse con attenzione. Troppo facile attaccare il cda della Rai adesso quando prima lo si è votato alle Camere. Insomma la questione non si chiuderà di certo in modo facile.
L.M.