Come sempre, quando diventano noti i risultati delle elezioni tutti (o quasi) dicono di aver vinto ed esultano per il risultato della loro parte politica. Non ci aggiungeremo alla pletora di coloro che sostengono questa o quella tesi, questo o quel “vincitore”.
Però ci sembra di dover sottolineare l’aspetto più eclatante di queste elezioni, soprattutto per noi veneti, che non potrà non avere conseguenze: Salvini ha perso, Zaia ha stravinto!
Innanzitutto, perché? Perché mentre il primo urla e rappresenta un destra aggressiva, spesso violenta, una destra per nulla rassicurante, ostile all’euro e nemica dell’Unione Europea il secondo dà l’impressione di svolgere il primo e più importante compito di chi è chiamato a rappresentare le Istituzioni: governare!
Non che le realizzazioni del suo decennale governo della nostra Regione siano particolarmente significative: niente opere che abbiano modificato il modo di vivere dei veneti, niente innovazioni di considerevole rilevanza, nessun risultato sulla strada del conseguimento della tanto promessa e agognata autonomia.
Però nessuna sparata contro chi cerca di trovare un motivo di vita nel nostro Paese, nessun fanatismo né sul tema dei diritti civili e dell’uguaglianza fra i generi, nessuna posizione offensiva, violenta o inutilmente provocatoria. E ha stravinto. E ha, con la sua lista, surclassato quella della Lega.
E ora? Ora non è possibile che non succeda niente! È una regola da sempre in vigore che quando si presentano le condizioni per esercitare il potere, lo si DEVE esercitare!
ZAIA ha il potere di farlo, di cambiare il corso del suo partito e probabilmente anche quello dell’Italia. Quando si aumenta di ruolo, quando si sale nella scala del cosiddetto “potere” le invidie, gli odi, il cinismo, le vigliaccherie costruiscono ostacoli a volte insormontabili e più elevato è il ruolo più disastrosa può essere la caduta!
Avrà il coraggio di scalare i gradini del suo partito e delle istituzioni del Paese? Chi lo frequenta non gli riconosce alcuna propensione all’azzardo e all’avventatezza e neppure grandi doti di coraggio. Però adesso non può sottrarsi alla “chiamata” che il destino, la storia, la fortuna anche gli hanno rivolto.
Perché non è stato il destino, non è stata la storia, non è stata la fortuna a fare quella chiamata: è stato il popolo veneto!
Il passante