Sadyr Japarov si è aggiudicato, con il 78% dei consensi, le elezioni presidenziali in Kirghizistan tenutesi questo fine settimana. Sempre nella giornata di ieri, nella Repubblica centro-asiatica si è tenuto anche un referendum per chiedere alla popolazione di passare da un sistema parlamentare ad uno presidenziale, garantendo quindi più poteri al capo dello Stato. La riforma è stata approvata a grandissima maggioranza, con oltre l’80% a favore del “sì”.
En plein quindi per Japarov, che in un sol colpo si è trovato vincitore e con poteri aumentati rispetto al passato. Una scalata vertiginosa, in questi ultimi mesi, quella dell’imprenditore kirghiso: passato dal carcere – dove si trovava, sino ad ottobre, a scontare una pena per rapimento ed estorsione – al vertice del Paese.
Amatissimo in patria, ha sbaragliato i suoi avversari alle elezioni dopo esser stato liberato, letteralmente a furor di popolo, dal carcere di Bishkek lo scorso ottobre. In quell’occasione, i moti di piazza avevano fatto cadere il governo ed avevano portato le autorità ad indire nuove elezioni; cedendo nel frattempo il potere, come traghettatori, a due persone di fiducia dello stesso Japarov.
L’instabilità politica e la lotta tra diversi centri di potere costituiscono quasi la normalità nelle repubbliche centro-asiatiche; e anche il Kirghizistan non fa eccezione sotto questo aspetto.
Considerato uno dei Paesi paesaggisticamente più belli al mondo, con una grande varietà faunistica e ricchissimo di miniere d’oro, il Kirghizistan è da sempre alleato della Russia – di cui era parte integrante sia ai tempi dell’impero zarista che dell’Unione Sovietica. E di cui ospita, ancora oggi, un’importante base militare.
Intervistato dalla TASS, nota agenzia stampa russa, Japarov ha confermato che Mosca è il principale partner economico e strategico per il futuro del Kirghizistan. Oltre a questo, Japarov ha anche promesso di far uscire il Paese dalla crisi economica in tre anni al massimo.
Federico Kapnist