I sondaggi hanno toppato un’altra volta, a riprova del fatto che l’America profonda, distante, non solo geograficamente, dalle grandi città costiere, ragiona in modo diverso da quello che il mondo dei mass media crede. O almeno che vuole, far credere.
La cosiddetta “onda blu”, quella che avrebbe dovuto spazzar via i quattro anni di Trump, archiviandoli come un inspiegabile incidente di percorso della storia americana, non c’è stata. E comunque andrà a finire, il Paese resterà spaccato in due.
In queste ore arrivano, alla spicciolata, i risultati dei diversi stati ancora in sospeso. Per il cui conteggio definitivo, però, ci vorranno giorni; visto che milioni di voti sono arrivati per posta (sic) e non è nemmeno detto che bastino, visto il piglio aggressivo del presidente uscente, deciso a rimanere al comando a qualunque costo. E che, annusando odore di sconfitta, ha già minacciato di ricorrere alla Corte Suprema per riesaminare tutti i voti degli stati in bilico. Come il pesce catturato nella rete, che si dimena in tutti i modi per provare ad aver salva la vita.
La più “grande democrazia del mondo” ha, del resto, un sistema elettorale folle e complicatissimo; persino anti-democratico, se pensiamo alla democrazia come quel sistema in cui vince chi prende il 50% + 1 dei voti. E prova ne è il fatto che Trump ha comandato per quattro anni nonostante avesse preso meno voti di Hillary Clinton. Spuntandola solo grazie ai “grandi elettori” degli stati in cui, a sorpresa, aveva vinto. E proprio questi grandi elettori – i voti che ognuno dei 50 stati, in base alla sua popolazione, vale – stanno dando, questa volta, la vittoria al candidato democratico.
A questa mattina, Biden è infatti avanti 253 a 213; e l’obiettivo dei 270 (soglia che decreta la maggioranza) è evidentemente poco distante per l’ex vice di Obama. Ad essere in ballo sono ancora diversi stati, alcuni che valgono poco (Alaska e Nevada, rispettivamente 3 e 6 grandi elettori) e altri che invece valgono assai: Pennsylvania (20), Arizona (11), North Carolina (15) e Georgia (16). Certo, se Trump vincesse in tutti questi ultimi, quattro stati, potrebbe ancora spuntarla; ma è dietro in Arizona e in Nevada. E a conti fatti, bastano solo questi due per scacciare l’attuale inquilino dalla Casa Bianca e riportare i dem al comando del Paese dopo soli quattro anni.
Non al senato, dove si rischia l’impasse e la celebre “anatra zoppa”. Ma questa è un’altra storia.
Federico Kapnist