La Consulta si è espressa ieri sulla questione dell’ergastolo ostativo, definendolo non compatibile con la Costituzione e dando un anno di tempo al Parlamento per una nuova legge che lo riformi, considerando che “l’accoglimento immediato della questione avrebbe rischiato di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità”. In un secondo momento, verranno chiariti in maniera più approfondita i motivi della decisione dilatoria.
L’ergastolo ostativo, introdotto nell’ordinamento penitenziario italiano, negli anni Novanta, dopo le stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un “fine pena mai”, che “osta” appunto a qualunque modifica e che non può venire abbreviata, né convertita in pene alternative, a meno che non si decida di collaborare con la Giustizia e che per questo viene considerata da taluni una forma di pena di morte camuffata.
Anche la Corte Europea per i diritti umani nel 2019 aveva invitato l’Italia a rivedere la legge perché ritenuta “in contraddizione con la Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce trattamenti inumani e degradanti”. Se tra un anno, nel maggio 2022, quando la Corte Costituzionale tornerà a riunirsi, il Parlamento non avrà provveduto a modificare i divieti che attualmente impediscono ai mafiosi non pentiti di accedere ai benefici previsti per gli altri detenuti, allora la norma verrà abolita, perché considerata “in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione”.
L’argomento estremamente divisivo, che aveva già innescato polemiche molto aspre anche fuori dal Palazzo, ha creato non poche difficoltà alla Consulta, con una camera di consiglio lunga e più volte rinviata, proprio perché i giudici avessero la possibilità di valutare ogni aspetto della questione e il fatto stesso del rinvio, non ha fatto che confermare il perdurare delle difficoltà.
Un chiaro segnale della lacerazione interna, che in qualche modo ricorda quanto già avvenuto con la vicenda dei permessi premio ai condannati per mafia non pentiti, tra l’apertura ai diritti e la lotta dello Stato alla tracotanza mafiosa.
Il messaggio a Governo e Parlamento è comunque che, così com’è stato concepito, l’ergastolo ostativo non può reggere perché, “l’assoluta pericolosità presunta di chi non si è pentito, ha conseguenze afflittive ulteriori e impedisce il percorso del condannato, in contrasto con la funzione rieducativa della pena”.
Com’era prevedibile, il fronte parlamentare ha già mostrato le prime spaccature anche all’interno della maggioranza, con Lega e M5S infastiditi dal richiamo della Consulta e PD che invece invita tutti a prenderne atto.