Come annunciato nei giorni scorsi da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, sta prendendo forma l’ipotesi che le grandi aziende farmaceutiche che stanno producendo i vaccini (Pfizer-Biontech e Moderna) che si sono trovate in difficoltà per l’alto numero di dosi da produrre per tutto il mondo, possano appoggiarsi ad aziende italiane.
Sarebbero due in particolare i nostri colossi farmaceutici già in possesso delle autorizzazioni necessarie, rilasciate dagli enti regolatori FDA per gli Stati Uniti, EMA per l’Europa e AIFA per l’Italia e dei macchinari predisposti alla produzione di almeno una fase dei vaccini: uno in Lazio e uno in Veneto, Fidia Farmaceutici SpA di Abano Terme, che infatti sarebbe già stata contattata da Pfizer-Biontech.
Come ha voluto confermare anche Scaccabarozzi, le aziende stanno dialogando “e noi stiamo agevolando il dialogo tra Pfizer-Biontech e Moderna con le case farmaceutiche italiane in grado di collaborare alla produzione dei vaccini. Già nella prima fase della ricerca, abbiamo assistito ad una collaborazione tra scienziati e aziende mai vista prima e che, infatti ha portato alla nascita del siero anti-covid in soli dieci mesi”.
Ora bisogna vedere se le imprese italiane papabili dispongono di tutti i macchinari compatibili alla produzione. In tempi brevi potrebbero garantire solo l’infialatura, ma sarebbe comunque già un supporto importante. Sicuramente l’iter burocratico, ossia la serie delle diverse ispezioni degli enti regolatori per il rilascio delle autorizzazioni, potrà essere accelerato anche in considerazione della situazione di emergenza.
Fidia Farmaceutici ha ribadito la sua disponibilità, che aveva già annunciato quasi un mese fa, “a partecipare alla produzione dei vaccini anti-covid, nel rispetto degli accordi in essere con gli attuali partner, previa verifica e analisi della documentazione a supporto e delle autorizzazione rilasciate dagli enti regolatori italiani e internazionali. Tutte fasi propedeutiche alla produzione vera e propria, che coprono un arco di diversi mesi”.
Per il momento la proposta è al vaglio dell’Unione Europea, perché in base ai contratti firmati con i produttori dei vaccini, “nessuno dei 27 Paesi membri può stringere accordi con gli stessi per conto proprio”. Come ha voluto aggiungere Domenico Arcuri, “siccome c’è scarsità di dosi, mettiamo a disposizione le nostre aziende di settore per aumentare la capacità produttiva”.