Francesco Hayez è considerato l’esponente più rappresentativo della pittura romantica in Italia. In contatto con il romanticismo francese e quello austriaco, rimane sempre profondissimamente legato nella storia e nella cultura al sentimento della sua Venezia. La vicinanza al Canova durante la giovinezza, la sua sensibilità e le eccezionali doti di grande pittore faranno di lui il grande artista che oggi conosciamo.
Quando arriva a Roma Hayez, assiduo frequentatore di musei ma anche scapestrato bohémien, riesce ad elaborare una sua cifra stilistica matura e originale, tale da distinguerlo nettamente dal neoclassicismo di Camuccini. La sua opera più famosa, Il bacio, è la raffigurazione di un’atmosfera sospesa e intensa diventata l’icona moderna che noi tutti conosciamo.
Dipinto di sobrietà, eleganza e capacità sentimentale esemplare, come tale impressionò il pubblico dal primo momento che il maestro la presentò nel 1859, terminata la seconda guerra d’indipendenza, all’età di 68 anni. Con questa opera si scopre l’amore di cento anni fa. In realtà opera celebrativa dell’abbraccio tra due nazioni sorelle Italia e Francia e della felice conclusione del nostro Risorgimento.
Ma con tutta probabilità, se gli fosse concessa possibilità di parola, non avrebbe voluto essere rappresentato dai posteri attraverso questa tela, piuttosto avrebbe preferito tra le sue opere, quelle di più ampio respiro con molti personaggi, con scenari emblematici ed evocativi di episodi storici per i quali era già al tempo molto riconosciuto.
Nel 1818 tornato a Venezia, nella sua città natale, comincia infatti a misurarsi con la pittura storica. Egli riportò nelle sue opere molti episodi di storia, tanto da essere definito pittore ufficiale della pittura storica, ed affidò ai suoi quadri la stessa funzione che in letteratura era stata affidata al romanzo: quella di istruire il popolo e sensibilizzarlo alla causa politica. Nel 1820 con il dipinto “Pietro Rossi, prigioniero degli Scaligeri a Pontremoli” presenta il primo di questa serie, innovando un genere ormai in declino e obsoleto nei temi e nel linguaggio.
Lo studio per la testa del Carmagnola è la tela unica e preziosa dell’artista veneziano, che racchiude il sentimento straordinario propria della mano di Hayez, superbo equilibrio dello stile francese e quello italiano. Questo dipinto olio su tela trova dimora nella sede di Padova della galleria Mag. A lui è stato dedicato uno spazio espositivo sul canale YouTube di Mag Gallery dove è possibile approfondire gli aspetti storici e artistici propri di quest’opera.
I critici ottocenteschi, hanno certamente privilegiato la decifrazione di messaggi spesso complessi nella lettura dei suoi dipinti, rimanevano colpiti da una tecnica molto particolare e seducente, che contraddistingueva la qualità delle opere di Hayez rispetto a quelle dei pittori contemporanei.
Già infatti ad autorevoli osservatori stranieri il carattere della sua pittura aveva fatto grande impressione, l’impeto con il quale dipingeva sulla tela gettando il colore come se ogni colpo di pennello avesse il suo valore, ha spinto alcuni a dire che fosse “Arte più scritta che dipinta”. I suoi quadri caratterizzati da contrapposti, un forte colorito e ardimento, ricorda pienamente i maestri veneziani. La sua maniera d’adoperare i colori segue lo spirito, infatti, proprio della scuola veneta.
Non era suo uso preparare una tinta generale e poi ripassare sopra con altre di varia gradazione, ma piuttosto cambiava colore ad ogni tocco di pennello, unendo le tinte subito e imprimendole sulla tela, creandone sempre di nuove sulla tavolozza. In questo modo riusciva a creare il lavoro armonico e unito che esalta la meraviglia dei suoi dipinti.
Hayez fonde i colori con la stessa gradazione e verità con cui la natura gli appare agli occhi e con la stessa intensità dei loro chiaro-scuri. Questo fa del dipingere di Hayez un’arte genuina e sincera che, all’anniversario dei duecentotrent’anni della nascita di questo straordinario artista, rimane la prerogativa che forma i suoi tratti distintivi ancora oggi d’originalità.