Le forze di sicurezza afghane sono letteralmente assediate dai Talebani, giunti a controllare oramai 1/3 del Paese.
Il ritiro delle truppe americane e di quelle dei paesi alleati, annunciato a metà aprile e in corso di ultimazione, ha provocato entusiasmo tra le fila dei Talebani e scoramento tra quelle delle forze regolari. Il movimento fondamentalista, galvanizzato dall’uscita di scena della controparte occidentale, ha infatti facilitato e aumentato le azioni volte alla conquista del Paese. Per contro, l’esercito è apparso disorientato e, a tratti, senza più motivazioni per combattere contro un nemico più forte, più assetato di vittoria e pervaso dal fuoco sacro della religione.
Nel Nord del Afghanistan, in particolare, si è assistito a clamorose ritirate dei soldati che hanno rifiutato il combattimento. Spingendosi a sconfinare nel vicino Tagikistan per sfuggire alla furia talebana e cercare rifugio. Nel settentrione, dove stazionava il grosso delle forze occidentali, ora si è creato un vuoto di potere, colmato in fretta dai Talebani.
Non è andata molto diversamente nella provincia di Kandahar, a Sud. Nonostante qui le forze regolari abbiano combattuto tenacemente contro i fondamentalisti, non sono riusciti ad avere la meglio. Lasciando ai nemici il distretto di Panjwai.
Federico Kapnist