Schizzano alle stelle i prezzi al dettaglio di frutta e verdura. Colpa di un marzo che, dal punto di vista climatico, ha segnato continui sbalzi e una forte siccità, ma non solo. A pesare sui prezzi sono anche le chiusure della ristorazione, che privano di un importante mercato di sbocco produzioni deperibili.
Stando alle rilevazioni di Coldiretti Veneto, si registra un aumento medio dei costi dei prodotti ortofrutticoli, di circa il 5% rispetto allo scorso anno. Con il rincaro maggiore che colpisce soprattutto asparagi, fragole e peperoni, venduti al 30% in più. Prezzi maggiorati anche per cavolfiori, broccoli e cavoli.
Una situazione, denuncia Coldiretti, che favorisce le speculazioni nei campi “dove molti prodotti vengono sottopagati agli agricoltori. Di fronte a una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un ‘patto etico di filiera’ – rilancia l’associazione – per garantire una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio”.
Il mese si marzo si è riconfermato ‘pazzo’, con gelate e vento alternati a siccità e temperature quasi estive, che, come è noto, fanno soffrire le coltivazioni. In generale, i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti dello 0,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente per effetto soprattutto degli alimenti non lavorati che fanno segnare un balzo dell’1%. Ma i rincari maggiori riguardano soprattutto i prodotti agricoli.
“In passato, fino ad aprile, nei negozi trovavamo quasi esclusivamente peperoni importanti dalla Spagna – spiega il direttore di Coldiretti Veneto, Francesco Cera – ma quest’anno la produzione iberica è anticipata di circa un mese e quindi ora il prodotto ha cominciato a scarseggiare”. Per fragole e asparagi, hanno invece influito le temperature rigide nelle scorse settimane. “Presto però dovrebbero arrivare in grandi quantità e, concluse le festività pasquali che fanno registrare un picco nel consumo di questi prodotti, anche i prezzi dovrebbero scendere e assestarsi sui livelli del 2020”.
C’è poi un altro dato interessante: il consumo di mele è raddoppiato. E il motivo sembra legato alla pandemia: “Il lockdown – spiegano da Coldiretti – incide sul consumo di mele perché è un frutto che ha una maggiore durata. C’è una maggiore tendenza a acquistare materie prime direttamente dai mercati dei produttori che garantiscano qualità e sicurezza nella provenienza locale”.