Un’altra riflessione sul mondo che avanza: cosa dovranno affrontare i figli del futuro?
Cresceranno senza iniziazioni, senza sfide, senza sacrifici con l’unico obiettivo di arrivare a possedere il cellulare.
Cresceranno con il cell, impareranno con il cell, faranno l’amore con il cell, evolveranno ad ogni nuovo aggiornamento del cell.
Oramai anche noi adulti ne siamo vittime e nello stesso tempo diffusori e divulgatori, quindi complici e responsabili. La realtà futura sarà così sdoppiata su due livelli, quello fisico, mangiare, bere, dormire e quello virtuale, contatti on line, siti web, informazioni varie, news. Facebook sarà il loro salotto.
Avranno due personalità distinte, una fatta da una minima fisicità con relazioni ridotte all’indispensabile e una virtuale, una vita sul “web “, che sarà espressione delle nostre illusioni, delle nostre carenze psicologiche, dei nostri “bug “, mancanti.
La prima sarà succube e schiava della seconda. Già se ne intravedono le conseguenze nei giovani, schiavi e succubi web.
La conquista di un risultato, il sacrificio, così come l’intendevamo noi, ultima generazione nata senza cell, non ci sarà più, via via le parole spariranno dal vocabolario, e saranno sostituita da “restore”, “up-date”. Ogni cosa sarà in rete dove tutto è possibile, tutto è disponibile, tutto è immaginabile, posso persino presentarmi più alto, più bello.
La mia conquista sociale non sarà più misurata sull’impegno sul sacrifico, sulla mia storia, ma sui “follower” ricevuti, la mia frivolezza vincerà, la mia cultura sarà misurata in giga disponibili sul mio cell. Non voteremo più, le elezioni saranno sostituite giornalmente da aggiornamenti vari in base ai “mi piace”, ricevuti dalle proposte di chiunque.
Avremo due coscienze contrapposte, una che ci assolve e una che ci condanna, una pulsione vitale che spinge verso la vita reale ed un’altra che ci trascina nell’oblio della droga web. Saremo eroi della tastiera e nello stesso tempo potremo essere sfigati reali.
La protesi dell’umanità, il cellulare, che tanto ci ha illuso di avere il mondo in mano potrebbe essere la nostra condanna al “game over”, dell’umanità dei nostri figli.
Questo pensa un mio amico, ex senatore, della società iper-connessa nella quale stiamo vivendo.
il passante