In mezzo, come già la geografia suggerisce. Angela Merkel, Kaiserin della Germania, guarda verso Ovest all’alleato tradizionale, gli Stati Uniti, e verso Est all’atavico nemico, la Russia. Il tutto con i relativi, e quanto mai tipici, rovesci delle medaglie. Washington, che impartisce diktat fastidiosi; e Mosca con cui Berlino, nonostante tutto, intrattiene floridi rapporti economici.
In procinto di abbandonare il potere nel 2021, dopo 15 anni di governo, la Merkel affronta ora – con la lotta alla pandemia – l’ultima, grande sfida della sua vita politica. La via per sconfiggere il Covid passa inevitabilmente per il vaccino; o per i vaccini. Giacché, date l’enorme domanda e la fretta di uscire dal baratro socio-economico provocato dal virus, più ce ne saranno e meglio sarà.
Via libera anche a quello russo, quindi, lo Sputnik V. Dopo che l’Ungheria, autonomamente e senza aspettare il parere dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali, ndr), ha rotto le titubanze comunitarie acquistando due milioni di dosi da Mosca, vi è la prima, timida apertura anche da parte tedesca.
Si potrà obiettare che è nota la simpatia tra Orban e Putin; e che la scelta ungherese non sia stata, forse, casuale. Ma se è la Germania a farlo, le cose assumono un altro significato. Per bocca della Cancelliera, Berlino si è espressa sull’argomento invitando a “offrire supporto” alla Russia per l’ulteriore sviluppo dello Sputnik V; specificando anche che “se il vaccino sarà approvato dall’Ema, potremo parlare di accordi sulla produzione e anche dell’uso”.
Non vi sarebbe nulla di strano se di fronte ad una pandemia, un dramma che accomuna in questo momento tutti gli esseri umani, si lasciassero da parte le rivalità politiche per trovare una soluzione comune. Ma se è noto che business is business, vi sono sopratutto alcune dinamiche internazionali che sembrano scavalcare la necessità di garantire il vaccino per tutti.
Il nuovo corso americano marchiato Joe Biden, tramite il falco Jake Sullivan, appena eletto segretario di Stato, ha infatti messo in chiaro una cosa. Il gasdotto North-Stream 2 – con cui Mosca raddoppierebbe l’esistente North-Stream, aumentando quindi le forniture di gas all’Europa via Germania – non deve andare in porto, ufficialmente a causa della vicenda Navalny.
Nel farlo, sono state minacciate nuove sanzioni nei confronti della Germania e dell’UE qualora si decidesse, per contro, di andare avanti. Sullivan – un ex fedelissimo di Hillary Clinton dal piglio virulento in politica estera, decisamente ostile alla Russia di Putin – fu all’epoca uno degli artefici dei bombardamenti contro Gheddafi. E fu solo Obama ad opporglisi, quando, nel 2014, voleva scatenare una guerra vera e propria contro la Siria di Assad.
Cosa succederà, a Washington, se la Germania aprirà le porte europee al vaccino russo, mettendolo in diretta concorrenza con quello Pfizer, di produzione americana?
La Guerra Fredda, in fondo, non è mai finita per davvero.
Federico Kapnist