La visita in Italia del Segretario di stato americano Mike Pompeo verrà ricordata come un altro capitolo dell’oramai annosa rivalità tra Stati Uniti e Cina. E di come lo Zio Sam cerchi, in tutti i modi, di ridurre al minimo l’influenza di Pechino sul nostro Paese.
Gli argomenti su cui Pompeo ha esibito i cartellini gialli di Washington, sono stati principalmente due: quello sul 5G – e cioè di come il colosso cinese Huawei possa, attraverso la sua partecipazione allo sviluppo della rete italiana, mettere a repentaglio la nostra sicurezza nazionale – e quello sull’imminente rinnovo dell’accordo, fra Pechino e Santa Sede, sulla nomina condivisa dei vescovi in Cina – dove le ombre sulle repressioni dei cattolici da parte del regime comunista, offrono a Washington un validissimo appiglio per spingere il Vaticano ad alzare la voce e schierarsi contro Pechino e a favore della libertà religiosa.
L’Italia e il Vaticano non sembrano però essere del tutto pronti a recepire i diktat americani. Conte e Di Maio sostengono a gran voce, naturalmente, l’appartenenza dell’Italia all’interno della sfera atlantica; ma cercano allo stesso tempo di trarre beneficio dagli interessi cinesi nello sviluppo di più consolidati e duraturi rapporti commerciali. E in questa direzione s’inserisce il memorandum firmato l’anno scorso sulla “nuova Via della Seta”, rimasto sullo stomaco alla Casa Bianca; che cerca, ora, di limitare i danni dove possibile, facendo propria la battaglia sul 5G e le intromissioni cinesi nel mercato italiano.
Papa Francesco, invece, è noto come non ami particolarmente Donald Trump (e più in generale un’ampia fetta dell’establishment americano); e in questo frangente il pontefice non ha voluto esimersi dal rimarcarlo. Come prima mossa, ha rifiutato di incontrare Pompeo con la scusa delle incombenti elezioni presidenziali (e del rischio quindi di influenzare il voto) e dell’inopportunità di incontrare un suo non omologo (ovvero un Capo di stato) bensì un ministro, per quanto di primissimo piano.
Il sospetto è che in realtà papa Francesco abbia voluto sottintendere come il Vaticano non accetti lezioni moralistiche su come comportarsi nei confronti dei suoi fedeli in giro per il mondo. Anche se ad impartirle è la superpotenza americana. La stessa superpotenza che incentiva in America latina il proselitismo dei fondamentalisti evangelici a discapito dei cattolici; e che in Medio Oriente sta mettendo a punto, tramite l’Accordo Abraham, una nuova mappa che rischia di penalizzare, in un futuro neanche troppo lontano, la componente araba-cristiana; vero riferimento per il Vaticano nella regione.
Federico Kapnist