Si è conclusa ieri la tre giorni di Bookcity Milano, durante la quale sono stati promossi incontri, presentazioni, mostre, spettacoli, letture ad alta voce e seminari sulle nuove tecniche di lettura per libri antichi, nuovi o nuovissimi.
Tra le tante cose, è stato presentato il nuovo libro di Nicola Gratteri, dal titolo più che eloquente, “Ossigeno illegale”, scritto con lo studioso Antonio Nicaso, che spiega come le mafie coglieranno l’occasione di questa crisi per incrementare l’attività di riciclaggio e crearsi nuovi spazi nell’economia, radicandosi nei diversi settori.
Per le grandi organizzazioni criminali, infatti, le emergenze diventano delle opportunità e sono ormai molti gli allarmi lanciati da investigatori e magistrati sulle infiltrazioni delle diverse mafie, nelle relazioni economiche e finanziarie.
“L’ossigeno”, sarebbe l’iniezione di capitali, di origine illecita e, per questo “illegale”, da immettere nel sistema legale, con il doppio effetto di dare fiato ad un’economia in affanno e lavare i soldi sporchi, accumulati attraverso i vari traffici.
Sono corsi e ricorsi storici, le mafie da sempre sfruttano gli eventi drammatici e le crisi per incrementare i loro giri d’affari, dall’epidemia di colera dell’Ottocento, che decimò la popolazione di Napoli e Palermo, fino ai più recenti terremoti e problemi di gestione dei rifiuti. Ciò che cambia, sono i metodi, che diventano sempre più sofisticati.
Secondo l’Istat, già nel giugno 2020, il 38% delle aziende italiane segnalava rischi di sostenibilità della propria attività e il 51,5% prevedeva di poter avere problemi di liquidità entro la fine dell’anno. Percentuali inquietanti. Le uniche “aziende” a non aver risentito della crisi, come rivelano i dati del Ministero dell’Interno, sono proprio le mafie, che viceversa, hanno incrementato il loro giro d’affari.
Le mafie hanno approfittato della crisi già in primavera quando, per citare uno dei tanti casi, a Gioia Tauro sono stati intercettati e poi sequestrati centinaia di migliaia di guanti sterili e respiratori, provenienti dall’Asia e sottratti alla regolare distribuzione.
Ma adesso, stanno alzando il tiro e mirano agli stanziamenti per la ripresa, oltreché su tutti quegli esercizi e quelle imprese in difficoltà. Perché, come spiegano gli autori, le organizzazioni criminali non si limitano a produrre ricchezza, hanno anche bisogno di spendere quei soldi, di metterli a frutto.
“Le mafie sono sempre state considerate un problema di ordine pubblico, da contrastare con manette e sentenze, ma sono ben altro e andrebbero combattute anche sul piano culturale, sociale ed economico. Molti sono avvezzi alla logica della corruzione, ovvero a quella forma di “ossigeno illegale”, che altera le regole del mercato e stravolge i principi della democrazia”, hanno sottolineato gli autori.
Secondo Gratteri e Nicaso, l’unico modo per contrastare questo fenomeno letale e ormai globale, è proporre riforme e leggi più incisive e condivise con l’Europa, perché ‘ndrangheta e Cosa nostra sono approdate da tempo in tutto il continente, “l’unica differenza è che da noi si sa e se ne parla, perché oltre alle mafie, c’è l’antimafia e altrove no”.