Da metà ottobre arriva l’estensione del Green pass: i magistrati e dipendenti di Bankitalia, colf, badanti, elettricisti e idraulici, ministeriali e dipendenti dei consigli comunali, governatori e consiglieri regionali eletti alle elezioni, volontari. Dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre, quando è prevista la scadenza dello stato d’emergenza, il green pass diventa obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro e andrà ad incidere direttamente sulla vita di 23 milioni di italiani di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato.
Il decreto, composto da 9 articoli nell’ultima bozza, introduce quindi l’obbligo per tutti i dipendenti pubblici. Nel documento è stata introdotta anche una norma ad hoc per l’accesso a tribunali e uffici giudiziari: il green pass dovranno averlo i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, gli avvocati e i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. La norma non varrà però per i legali: le disposizioni, dice il decreto, “non si applicano agli avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all’amministrazione della giustizia, testimoni e parti del processo”. Un avvocato potrà dunque andare in tribunale senza avere il certificato ma dovrà mostrarlo per entrare in uno studio legale.
Inoltre per non penalizzare ulteriormente chi non vorrà o non può vaccinarsi, il decreto introduce i tamponi a prezzo calmierato per tutti nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d’intesa: gratis per chi non si può vaccinare, 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri.
A questo si aggiunge un emendamento al decreto green pass bis che estende la validità dell’esito dei molecolari a 72 ore mentre quella degli antigenici continuerà ad essere 48 ore.
Ma chi farà i controlli? Il governo ha previsto che a verificare se i lavoratori sono in possesso del green pass, sia nel pubblico che nel privato, dovranno essere i datori di lavoro ai quali spetta inoltre il compito di definire, entro il 15 ottobre, le “modalità operative per l’organizzazione delle verifiche”, che potranno essere anche a campione. Ci dovrà essere un responsabile incaricato degli accertamenti che, in via prioritaria, dovranno essere eseguiti al momento dell’accesso. La validità del green pass potrà essere verificata, nel privato, con la app ”VerifiCa19′ mentre nel pubblico il premier, su proposta dei ministri per la pubblica amministrazione e della salute, potrà definire delle linee guida “per la omogenea definizione delle modalità organizzative”.
Per chi non sarà in regola arriva lo stop dello stipendio, fin dal primo giorno per i lavoratori del pubblico e del privato che non abbiano il certificato verde. Nel pubblico chi non ha Green pass è ritenuto “assente ingiustificato” e dopo il quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso. Nel privato invece il lavoratore è assente senza diritto alla retribuzione fino a presentazione del pass. Nessuna conseguenza disciplinare e niente licenziamenti, in ambo i casi.
Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste inoltre sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro.