Chissà se è un eccesso di orientalismo e di ammirazione per la cultura arabo-musulmana, di cui la Francia è sempre più intrisa; o se oppure, brucia ancora la sconfitta di Vercingetorige e dei suoi Galli inflitta ad Alesia, qualche secolo fa, dai romani di Giulio Cesare.
Che i francesi mal sopportino la grandeur altrui è noto; e forse ricordar loro che una volta “noi italiani” eravamo padroni del mondo conosciuto mentre loro si vestivano ancora con pelli di animale, qualche fastidio ancora lo può dare.
Più realisticamente, però, non è nulla di tutto questo. La decisione di abbandonare i numeri romani all’interno del Museo del Louvre, e di adottare quindi la numerazione araba per sale, secoli e appellativi reali, viene incontro alle spietate logiche del marketing e del rendere, perciò, ogni cosa più facile e fruibile all’utente medio del celebre Museo.
Visto che, evidentemente, quest’ultimo dev’essere di livello culturale medio-basso, via ai bellissimi, maestosi e meravigliosamente anacronistici numeri romani e largo agli ordinari numeri arabi. Addio a Luigi XIV, il Re Sole, e largo a Luigi 14°. Brutto? No solo un po’ triste, quasi come la spiegazione data dalla direttrice Noémie Giard: “I numeri romani possono essere un ostacolo alla comprensione”.
E mentre in tutto il mondo il numero romano viene usato per dare prestigio, solennità ed importanza a grandi eventi e ricorrenze, il Louvre sceglie di andare in un’altra direzione. Verso il basso. Oggi, XVII del III mese dell’A.D. MMXXI, ci viene da dire, contenti loro…
F.K.