Il delirante intreccio di odio razziale e politicamente corretto, sta toccando negli Stati Uniti livelli di follia e di corto circuito mentale mai sperimentati prima.
L’ultima, grottesca pagina, è stata il polverone seguito alle dichiarazioni del celebre rapper 50 Cent, che di fronte all’aumento delle tasse prospettato dal piano del candidato dem Joe Biden, si è lasciato andare ad un esplicito commento sul suo profilo twitter: “E che c***o! Voterò per Trump […] Non mi interessa se non gli piacciono i neri, 62% voi dovete esservi f*****i il cervello”.
62% è la percentuale di tasse che le persone benestanti, come 50 Cent, arriveranno a pagare nello stato di New York qualora il piano di Biden andasse in porto.
Ma la scusa delle tasse è presto passata inosservata. Quel che ha dato scandalo è stato, come già successo tempo fa con Kanye West, il fatto che un afroamericano, famoso e capace di influenzare migliaia di persone, ammettesse di votare per Trump. Visto come fumo negli occhi dalle anime candide d’ispirazione liberal che affollano giornali e televisioni a stelle e strisce.
E sono state proprio queste ultime a far presente al rapper, dall’alto della cattedra da cui pontificano su come dovrebbe funzionare il mondo, che “in quanto nero” non avrebbe dovuto votare per Donald il razzista.
E qui il cortocircuito: uomini bianchi che dicono a uomini neri che in quanto neri non hanno diritto di pensare autonomamente e quindi di votare per chi vogliono; ma anzi, che in quanto neri devono obbedire a quello che altri uomini bianchi dicono loro di fare per il loro bene. Testa che gira? Questa è l’America.
L’America che coi suoi enormi problemi sociali e il delirio da politicamente corretto, è arrivata persino a coniare un termine – “whitesplaining” – per etichettare, in maniera dispregiativa, quei bianchi che spiegano ad altre minoranze come affrontare o valutare problematiche legate alle tematiche razziali. Termine ovviamente messo a punto dall’ “università del politicamente corretto”, quella responsabile dell’abbattimento delle statue e dell’impossibilità di articolare un discorso senza recare danno alla sensibilità di questo o quell’altro gruppo etnico o sessuale.
E che per un curioso e divertente effetto boomerang, nella vicenda 50Cent perisce degli strumenti con cui in genere ferisce.
Federico Kapnist