A lanciare lo scoop giornalistico è stato, seppur indirettamente, il leader di Forza Italia ed ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il quale ha dichiarato che a sbloccare la trattativa per la liberazione dei pescatori è stato, da Mosca, Vladimir Putin in persona.
I fatti. Berlusconi, durante una telefonata, organizzata da Gianfranco Micciché, con Marco Marrone – armatore del “Medinea”, uno dei due pescherecci sequestrati e ora liberati – ha spiegato che i buoni uffici del presidente russo sono stati decisivi per sbloccare la trattativa. Il motivo sarebbe facilmente intuibile: Putin, insieme alla Francia di Macron ed all’Egitto di al-Sisi, è infatti tra i principali sponsor del generale Khalifa Haftar. Il quale, da Bengasi, comanda sull’intera Cirenaica in competizione con il leader della Tripolitania, al-Serraj; sostenuto dall’Italia e riconosciuto dalle Nazioni Unite come unico leader di quella che un tempo era la Libia.
Haftar, negli scorsi mesi, si è dimostrato essere un alleato non troppo gradito agli occhi di Putin. Riottoso e testardo, l’uomo forte della Cirenaica in più di qualche occasione ha voluto far di testa sua, contravvenendo alle indicazioni dei suoi alleati internazionali, in particolari dei russi. Per queste sue scelte, ha pagato un prezzo non irrilevante; vedendo l’appoggio esterno al suo governo via, via scemare. Impedendogli, anche a causa del sopravvenuto intervento della Turchia, di avanzare verso Est.
Ciononostante, per Putin, Haftar rimane in ogni caso una pedina di grande importanza nell’ottica di consolidare la presenza russa nel Mediterraneo. E per Haftar, neanche a dirlo, Putin è una poderosissima spalla su cui contare. Ecco che allora l’ipotesi che il leader del Cremlino – grandissimo amante dell’Italia, nonostante l’appartenenza del nostro Paese al blocco occidentale che sanziona da anni la Russia per la questione della Crimea – abbia voluto aiutare i nostri pescatori intercedendo con il suo “vassallo” Haftar, non suona affatto strana o incredibile.
Di Maio ha ovviamente negato la veridicità della cosa; insistendo nel prendersi i meriti della riuscita della trattativa.
Federico Kapnist