Ma pare che poi tutti questi sforzi siano stati vanificati: i pusher infatti, professionisti dello spaccio, non si sono fatti trovare con grosse dosi di droga e quando mercoledì è scattato il blitz degli agenti non è stato possibile contestare altro che lo spaccio con il quinto comma, ovvero la «modica quantità».
Giovedì, il giudice monocratico Michela Rizzi ha dato avvio al processo per direttissima che, per il reato contestato, si è concluso con la scarcerazione degli spacciatori: l’unico provvedimento possibile è stato il divieto di dimora, esteso a tutto il Veneto. Il processo proseguirà il prossimo 22 settembre.
Questa decisione avrà lasciato perplessi molti: la Polizia aveva raccolto prove su decine di consegne, alcune anche grazie ad agenti che si sono finti clienti, è stato fatto un lungo lavoro di pedinamento, con postazioni per fotografare i passaggi e anche con le riprese delle telecamere di videosorveglianza e dei droni, ma la giustizia pare essere cieca e il rischio è che queste persone si allontanino, sottraendosi al processo, e che continuino a spacciare indisturbati in qualche altra città.