I rifiuti ci costeranno tantissimo nel 2025: Giorgia Meloni e il suo governo hanno deciso di aumentare l’IVA e portarla al 22%.
Il governo deve avere delle entrate, e nel 2025 ha deciso di aumentare quelle provenienti dai rifiuti. Infatti, nella manovra di bilancio si vede come il prossimo anno le tasse si pagheranno di più a causa dell’IVA, che è stata aumentata al 22%. Questa mossa garantirà allo Stato 148 milioni di euro in più.
Come ogni anno, anche quest’anno la manovra di bilancio sta facendo discutere. Infatti, se da un lato il governo parla ampiamente dei bonus, delle agevolazioni ai cittadini e delle voci di spesa, dall’altro non si devono ignorare le voci di entrata del governo. Tra queste fa particolarmente discutere l’aumento dell’IVA sui rifiuti conferiti in discarica. Si tratta di un ipotetico inserimento in manovra, ma già parlarne lo fa diventare più reale. Con questa misura quindi, l’IVA attuale del 10% salirebbe al 22%, portando le casse dello Stato a ricevere ben 148 milioni di euro in più.
Il meccanismo tramite cui il governo farà cassa è la riduzione dei SAD, ossia i sussidi ambientalmente dannosi. In particolare, il governo intende tassare la fiscalità delle auto aziendali e lo smaltimento inefficiente dei rifiuti. Come spiega l’articolo 7 del disegno di legge, la nuova aliquota si applicherà a tutte le operazioni di conferimento in discarica e di incenerimento senza recupero efficiente di energia.
Con l’aumento dell’IVA dal 10 al 22%, lo Stato vuole di fatto eliminare un sussidio ambientale dannoso, che contrasta con l’economia circolare. Questo tipo di sussidio rappresenta incentivi che riducono il costo di utilizzo di fonti fossili e di sfruttamento delle risorse naturali, e che invece incoraggiano attività dannose per l’ambiente. Solo nel 2022, secondo i dati di Legambiente, in Italia sono stati spesi quasi 95 miliardi di euro in SAD! Per contrastare questo trend, la nuova manovra alza l’IVA, ma solo per alcuni tipi di rifiuti.
In particolare, la modifica interesserà i rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti di materiali trattati o riciclati che non possono essere inseriti nel ciclo produttivo, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e trattamenti delle acque, e quelli che derivano dalla depurazione delle acque reflue, i rifiuti di abbattimento di fumi, come quelli derivanti dalle fosse di scarico e dalle fogne. Così facendo le aziende saranno spronate a trovare soluzioni di smaltimento più sostenibili, e nel contempo lo Stato aumenterà le entrate di circa 148 milioni all’anno.
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