La questione del trasferimento del carcere minorile da Treviso a Rovigo sta destando preoccupazione e sconcerto anche in città e, non tanto per il fatto in sé, ma per le modalità con le quali è stato deciso e annunciato.
La sede è stata scelta, la gara d’appalto per i lavori di ristrutturazione e adeguamento affidata, ma nessuno ha ancora pensato di informare i 40 agenti di polizia penitenziaria, attualmente in servizio all’istituto di pena per minorenni di Santa Bona, su una data certa del trasferimento a Rovigo.
La pratica di trasferimento è stata avviata dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, più di due anni fa e la gara d’appalto per i lavori della struttura di destinazione a Rovigo è stata chiusa a fine 2020. L’ex casa circondariale di Rovigo diverrà la nuova struttura di detenzione per i minori di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, che giungeranno appunto dal carcere di Treviso.
L’esigenza di eliminare l’istituto minorile di Treviso, com’è spiegato nel bando di gara del Ministero, nasce da fatto che, “è l’unico istituto penitenziario minorile del nostro Paese ancora inserito all’interno di una struttura penitenziaria per adulti, in contrasto con tutte le normative nazionali ed europee”. La struttura si trova infatti accanto al carcere di Treviso, con il quale condivide anche l’accesso.
Da qui, l’esigenza di un trasferimento che è riconosciuta anche dagli stessi operatori, ma ciò che preoccupa sono i tempi: “non sappiamo ancora nulla di definitivo, nemmeno la data di inizio lavori e, questo com’è facile immaginare crea molta incertezza per il personale. Stiamo parlando di agenti che nel Trevigiano hanno affetti e famiglie e che potrebbero essere costretti a trasferirsi a Rovigo. E per questo abbiamo chiesto delucidazioni all’Amministrazione Penitenziaria di Venezia”, ha spiegato Luca Bosio del sindacato FP Cgil.