L’hotel de la Poste, tra i più famosi alberghi di Cortina d’Ampezzo, riaprirà a fine maggio, dopo che era stato costretto a chiudere in seguito ad un focolaio di coronavirus, strascico dei Mondiali di sci ed emerso dopo altri due eventi sportivi di risonanza internazionale, lo Snow Polo sul Campo di Fiames e il premio Car of the Year, dedicato alle auto dell’anno.
Stando a quanto ricostruito dall’Usl di Belluno, la prima notizia ufficiale del focolaio risale al 2 marzo, quando all’imbarco dell’aeroporto di Venezia si presenta un atleta straniero di ritorno dall’evento equestre. Il tampone non lascia dubbi: positivo alla variante inglese del virus.
Tracciando i suoi spostamenti emerge che l’uomo ha alloggiato al de la Poste. L’azienda sanitaria ha quindi condotto una serie di tamponi sui contatti avuti dall’atleta, a cominciare dal personale dell’albergo e così sono saltati fuori altri dodici contagiati, alcuni dei quali pare siano tuttora in quarantena all’interno della struttura.
Adesso si sta cercando di ricostruire la catena dell’infezione, che potrebbe essere antecedente al 2 marzo. Durante i Mondiali di sci, infatti, il de la Poste ospitava «Casa Veneto», uno spazio promozionale della Regione in cui era stato allestito anche un set televisivo. Lì alloggiavano gli inviati di quotidiani e televisioni. E proprio una decina di giornalisti, poco prima della cerimonia di chiusura (il 21 febbraio) o nei primi giorni della settimana successiva, sono stati trovati positivi alla variante inglese del Covid 19, infettando purtroppo altre persone.
“Quello all’interno dell’hotel – spiega il direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Usl di Belluno, Sandro Cinquetti – è un classico focolaio, dalle dimensioni piuttosto significative. Resta comunque scollegato dal Mondiale, il cui sistema di prevenzione ha funzionato”. Durante le gare di sci l’Unità di crisi allestita a Cortina dal dipartimento di prevenzione, ha gestito l’esito di oltre ventimila tamponi ai quali sono stati sottoposti gli atleti, i loro staff e il personale degli alberghi: “Per quello che attiene strettamente al Mondiale, ci sono stati soltanto ventidue positivi, tutti asintomatici”, spiega Cinquetti.
Gherardo Manaigo, membro della famiglia che da generazioni gestisce l’hotel, dice: “Il contagio succede perché si lavora senza vaccino, e questa vicenda dimostra l’importanza di immunizzare al più presto chi, come il personale alberghiero, opera a contatto con il pubblico. Non solo. Chi viaggia dovrebbe essere munito di una sorta di ‘passaporto sanitario’, in modo da poter esibire il risultato dei tamponi già al momento del check in. La tutela dello staff, dei clienti e di noi stessi, è un aspetto primario e al de la Poste abbiamo sempre seguito i protocolli dell’Oms e quelli indicati dal ministero della Sanità. Ma gli alberghi non possono certo diventare degli ospedali con il pre-triage fuori dalla porta”.