Il Ciad, ex colonia francese fino al 1960 e per metà attraversato dal Sahara, sta ribollendo dopo l’omicidio dell’uomo che lo ha guidato per oltre 30 anni: il presidente Idriss Deby.
Deby è stato assassinato durante una visita ai militari al fronte, lo scorso 20 aprile, mentre l’esercito era impegnato nel delicato e nebuloso confine tra Ciad e Libia. Nel Nord del Paese, sperso tra le sabbie del Sahara.
Da allora, il potere è stato preso da un consiglio guidato dai militari (il CMT) con l’impegno di traghettare il Ciad verso libere elezioni nell’arco di 18 mesi. Proprio nelle ultime tornate elettorali, Deby aveva nuovamente vinto; ma le accuse di brogli avevano messo in dubbio la bontà dell’esito elettorale e scatenato la rabbia di alcune formazioni ostili al governo centrale.
Il presidente francese Macron ha presenziato ai funerali di Deby, grande amico di Parigi e che con la sua morte ha risvegliato le preoccupazioni per l’area. La presenza del capo dell’Eliseo ha lasciato intendere, secondo fonti locali, che Parigi appoggia il governo di transizione guidato dai militari e favorito anche dal figlio di Deby.
Il Ciad riveste infatti una grande importanza geopolitica per la Francia, che mira a mantenere una presenza nell’area del Sahel. Utile sia a fini economici, sia alla repressione del fondamentalismo islamico; che ha, in questa regione povera e sterminata, un grande bacino dove prosperare e da dove condurre azioni in tutta l’Africa centrale.
Federico Kapnist