Anche il Commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, è finito sotto la lente della giustizia. A sollevare il caso l’acquistato di una fornitura di 157 milioni di siringhe luer lock, che sarebbero, a sua detta, le uniche in grado di estrarre 6 dosi da ogni fiala di vaccino Pfizer. Forse sarebbero bastati i più economici aghi standard? Ora ad indagare e a cercare una risposta sarà la Corte dei Conti.
Mentre il super commissario scarica tutte le responsabilita sull’Aifa, la Corte dei Conti, riporta La Repubblica, ha aperto un fascicolo per verificare se sui 10 milioni di euro spesi per siringhe luer lock si poteva risparmiare e, soprattutto, se non siano stati uno spreco per le casse pubbliche. La questione è una sola: si poteva ottenere lo stesso risultato anche con dei semplici aghi standard che costerebbero fino a 6 volte in meno rispetto ai prezzi pattuiti con i fornitori del materiale speciale?
Arcuri nega: “La differenza è solo di pochi centesimi, non è vero ci sia un divario così ampio tra i due prodotti”. E le luer lock sarebbero state imposte dalle agenzie regolatorie del farmaco.
Ma ecco che compare un altro tassello ad ingarbugliare la trama: l’esito dell’inchiesta sarebbe appeso allo “scudo penale” garantito al commissario straordinario dal decreto Cura Italia. Infatti, nell’articolo 122, comma 8, si legge in riferimento ai contratti relativi all’acquisto di beni ritenuti idonei a far fronte all’emergenza che “tali atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione. Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario”. Colpo di scena.
Poche righe che davvero capitano a fagiolo, qualcuno potrebbe addirittura pensare siano state costruite ad hoc, e ora toccherà ai magistrati fare tutti gli accertamenti del caso.
Lucrezia Melissari