È inizato da poche ore nell’Aula della Camera il dibattito sulla fiducia al governo Draghi. Il presidente del Consiglio lo segue dai banchi del governo. Come da protocollo, la discussione generale andrà avanti fino alle 12, quando sarà sospesa fino alle 13.30 per la sanificazione degli spazi. Riprenderà poi dalle 13.30 e andrà avanti fino alle 16. Nuova pausa per la sanificazione fino alle 18 e poi la replica del presidente del Consiglio. Le dichiarazioni di voto saranno dalle 18.30 alle 20, quando avrà inizio la chiama per la votazione di fiducia. Avremo quindi i risultati in serata, ma non si attendono grandi scossoni.
Al Senato Mario Draghi ha ottenuto una fiducia larga, con 262 sì, 101 in più rispetto a quelli che basterebbero per avere la maggioranza politica, e 40 voti contrari. Solo due gli astenuti. Quella su cui può contare l’ex presidente della Bce è una maggioranza molto ampia ma che, a Palazzo Madama, non supera il record dell’Esecutivo Monti pari a 281 voti favorevoli. A schierarsi contro, oltre i 19 parlamentari di Fdi, sono quindici senatori 5s.
“L’unità non è un’opzione, è un dovere” aveva detto Draghi nel suo intervento programmatico alle Camere: non un esecutivo tecnico o del presidente, il suo è il “governo del Paese” e ha il compito di avviare una “nuova ricostruzione”.
Berlusconi invita a guardare al “minimo comune denominatore” fra le forze che sostengono il governo, Zingaretti in una dichiarazione stringata si dice convinto che “l’Italia si trovi in buone mani”. Accanto al premier, alla sua destra, siede il ministro leghista Giancarlo Giorgetti: è a lui che si rivolge con lo sguardo quando tentenna per un attimo sui numeri della pandemia.
Oltre agli applausi arriva qualche “buuh” quando ringrazia Conte. Ma il premier senza dare l’impressione di voler azzerare quanto fatto dal predecessore dalla lotta al virus al Recovery segna però parecchie discontinuità. Nell’Italia di Draghi non ci saranno i gazebo a forma di primula del commissario Arcuri: sui vaccini è necessario correre, va usato ogni spazio e ogni forza a disposizione per battere il virus “nemico di tutti”.
La scuola deve riaprire, i giovani – a cui Draghi riserva ampio spazio (e aggiungiamo finalmente) – hanno il diritto di recuperare il tempo perso. Come insegna Cavour, avverte però il premier, l’imporsi dell’emergenza non esclude la necessità di fare le riforme. Pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco sono in cima alla lista. E poi il Recovery. I 210 miliardi dell’Europa sono un’occasione da non perdere. La sfida sarà decidere come sfruttarli al meglio. La governance sarà nelle mani del ministero dell’Economia, in raccordo con i colleghi.