Il ruolo di “Alto Rappresentante per gli Affari Esteri” dell’Unione Europea è, nonostante il titolo altisonante, un lavoro sporco, gravoso e spesso ingrato. Dover cercare di dettare una linea comune di politica estera a livello europeo – con diversità di vedute spesso rilevanti e con alcuni Paesi che non di rado agiscono per conto proprio – non è compito agevole.
E se n’è accorto il malcapitato Josep Borrell; che nel suo viaggio a Mosca ha dovuto subire, praticamente in silenzio, una ramanzina dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov.
Durante una conferenza, il capo della diplomazia russa ha bollato l’UE come “partner inaffidabile” in questo momento storico. Definendo l’ipotesi di imporre nuove sanzioni contro la Russia “senza alcuna base legittima”. Il riferimento è alla questione Navalny, dove le diversità di vedute tra Mosca e Bruxelles sono totali e ad oggi inconciliabili.
Borrell, tornato in Europa, ha dovuto subire una nuova ramanzina; per essersi fatto trattare in modo così sgarbato e senza tener testa a Lavrov. 70 europarlamentari hanno scritto una lettera ad Ursula von der Leyen, chiedendone la rimozione dall’incarico per non aver saputo difendere i valori comunitari e la posizione di Bruxelles sulla vicenda del blogger russo.
Per il malcapitato diplomatico spagnolo, vi era stata anche l’ulteriore umiliazione di dover scoprire – via Twitter e poco dopo la conferenza incriminata – che Mosca aveva deciso di espellere alcuni diplomatici europei per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate in difesa di Navalny.
La battaglia diplomatica sul blogger russo non sembra conoscere fine. E mentre si allarga il fronte europeo che vorrebbe adottare il pugno duro nei confronti di Mosca, Angela Merkel cerca di porre un freno alle proteste, cercando di adottare, invece, un approccio più conciliante.
Federico Kapnist