Fausto Bosa, presidente della locale Confartigianato, ne è certo, “tra poco il Monte Grappa diventerà riserva della biosfera dell’Unesco, perché è un caso unico in Veneto, di un territorio che vende se stesso, senza che la mano dell’uomo l’abbia reso produttivo con capannoni o vigneti”.
Il percorso è ormai avviato e i venticinque sindaci del Massiccio, tra le province di Belluno, Vicenza e Treviso, hanno firmato il dossier di presentazione, che prima passerà per il Ministero e poi arriverà all’Unesco, che dovrà pronunciarsi a maggio del prossimo anno.
Il Monte Grappa è una delle mete naturalistiche più ambite, tra i pochissimi luoghi veneti incontaminati, che adesso potrebbe avere l’occasione di diventare fonte di ricchezza. “Un condensato di storia, una terra vergine, di mucche al pascolo su prati fioriti e di sentieri che ti spezzano il cuore da quanto sono belli”.
Un’operazione che coinvolge un territorio praticamente disabitato, ma che viene preso d’assalto durante l’estate da molti sportivi. Il volo libero, per il quale il Grappa è famoso nel mondo, richiama ogni anno decine di migliaia di appassionati, perché come spiega Emanuele Reginato di Vivere il Grappa, “qui si può volare 300 giorni l’anno, avendo la possibilità di arrivare ai punti di decollo in un quarto d’ora, con la morfologia a strapiombo, che è l’ideale”.
I Veneti invece amano il loro Monte Sacro alla Patria soprattutto per il trekking, l’arrampicata e le ferrate, con oltre 440 chilometri da percorrere tra i cinquanta sentieri del Cai. Ma è il ciclismo che ha reso questa montagna leggendaria, quasi fosse un rito di iniziazione, il sottoporsi alla grande prova di forza per arrivare sulla cima.
Dal punto di vista naturalistico, sono state stimate 1350 specie vascolari diverse e delle particolari orchidee spontanee, che crescono nei prati tra le primule e i gigli. Per non parlare dei caprioli e dei camosci che saltellano da un picco roccioso all’altro. La cima poi, con il suo Sacrario alla Grande Guerra, ribolle di memorie, tra il museo, le gallerie sotterranee, le trincee e le croci.
La mancanza d’acqua rende però la vita sul Massiccio quasi impraticabile e per questo le uniche attività esistenti sono quelle legate al turismo. Il simbolo della “core zone” Unesco sono le malghe, una settantina circa, che si occupano prevalentemente dell’attività casearia, anche se qualcuna si dedica all’ospitalità. I due formaggi più noti e apprezzati sono il Morlacco e il Bastardo.
Il Grappa rimane dunque la metafora di un mondo antico, che continua a vivere, noncurante dello scempio che il modello di sviluppo veneto ha comportato e proprio per questo la sua natura incontaminata e debole, da difendere, potrebbe trasformarsi nella sua fortuna.