La vittoria al ballottaggio del candidato filo-turco e fedelissimo di Erdogan, Ersin Tatar, mette una pietra tombale sulle remote possibilità di riunificazione dell’isola di Cipro.
Il Sultano turco, che si era speso tantissimo in campagna elettorale per far sì che il proprio candidato la spuntasse, ottiene così un’altra vittoria in politica estera nel suo protettorato cipriota; e questa volta senza spargimenti di sangue. Precisazione doverosa, perché le spregiudicate mosse compiute dalla Turchia oltre i propri confini negli ultimi mesi – dalla Libia alla Siria, passando per il Nagorno-Karabakh – sono vere e proprie azioni belliche, anche se spesso camuffate dietro ai paraventi della “guerra ibrida”, così in voga oggigiorno.
Cipro Nord saluta così il nuovo Presidente filo-turco e abbandona il sogno di riunificazione dell’Isola portato avanti in campagna elettorale dall’altro candidato, Akinci, ora ritiratosi a vita privata. Il risultato raggiunto rappresenta il maggior auspicio per Erdogan, che tiene tantissimo al suo stato-fantoccio nel Mediterraneo orientale da cui può sia sorvegliare le proprie coste, che accampare diritti di sfruttamento sui preziosi fondali marini ricchi di idrocarburi.
Una vittoria di Akinci avrebbe sparigliato le carte in tavola e portato la Repubblica di Cipro Nord a chiedere la riunificazione dei due stati isolani, divisi dal 1974. L’ultima volta che si era arrivati vicini, se non altro, ad intavolare il discorso, era stato nel 2017: quando le due fazioni stavano procedendo nella stessa direzione mirando a riportare l’Isola come era prima dell’intervento militare turco e della conseguente islamizzazione della parte Nord.
A quel punto era stata la Turchia a mettersi di traverso, invocando il Trattato di Garanzia: firmato da Cipro, Grecia, Turchia e Gran Bretagna (sic), esso prevede il diritto di veto di ognuno dei partecipanti qualora venisse messo in discussione l’assetto istituzionale dell’Isola. Il Trattato rappresenta il maggior impedimento verso le aspirazioni isolane e la maggior tutela, in chiave fondamentalmente anti-greca, per mantenere lo status quo funzionale ad Ankara – per i motivi sopra citati – e a Londra.
Il Regno Unito, nell’Isola di Cipro, possiede due basi aree dalla grande importanza strategica; tra le ultime testimonianze del vasto impero coloniale di Sua Maestà e che vuole mantenere ad ogni costo.
Federico Kapnist