Il premier Draghi porta in Consiglio dei ministri un Piano nazionale di ripresa e resilienza da 221,5 miliardi totali, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi aggiuntivi per finanziare le opere “extra Recovery”. La spinta stimata di crescita è di 3 punti di Pil entro il 2026.
L’obiettivo, secondo i documenti inviati dal ministro Daniele Franco ai colleghi, è non solo “riparare i danni della pandemia” ma affrontare anche “debolezze strutturali” dell’economia italiana. Il grosso del piano è definito, con 135 linee di investimento. E l’impianto “non cambierà”, sottolineano dal governo, di fronte alla mole di richieste che emerge in queste ore dai partiti. Il M5s annuncia battaglia sul Superbonus (chiesto a gran voce anche da Confindustria), ma per ora senza ottenere modifiche. Il Pd vuole vederci chiaro sulla Rete unica, FI chiede welfare per le famiglie, la Lega annuncia che presenterà in Cdm “altri progetti da aggiungere” al Pnrr.
E resta da sciogliere anche il nodo della governance del piano, che da settimane agita i ministri. Tutto ciò in un clima sempre più teso in maggioranza, dopo l’astensione della Lega sul decreto per le aperture. Dal Pd trapela irritazione per il metodo leghista, di lotta e di governo: “O dentro o fuori”, è il messaggio di Enrico Letta, che rilancia la proposta di un patto modello Ciampi per la corresponsabilizzazione degli alleati di governo, per cogliere l’occasione storica del Recovery.
Come si possa andare avanti con continui strappi, però, ci si interroga a vari livelli nel governo. Il precedente è “grave”, ha annotato Draghi. Il rischio è che lo strappo che si ripeta presto. Perché alla vigilia dell’approdo in Cdm del Recovery plan, la Lega fa trapelare irritazione per la consegna dei documenti a ridosso dell’esame e fa sapere, dopo un vertice di Salvini con i ministri, che intende aggiungere alcuni progetti al piano, raccogliendo “richieste dai territori” in particolare sulle infrastrutture. Rischia così di aprirsi un dibattito burrascoso da qui all’invio del Pnrr in Europa il 30 aprile.
Draghi nelle prossime ore farà la sua informativa in Cdm sul Pnrr e ascolterà le proposte che verranno messe sul tavolo, ma il Piano – viene sottolineato da Palazzo Chigi – nell’impianto non è destinato a cambiare. Il via libera arriverà solo dopo un secondo Consiglio dei ministri, che si svolgerà a metà della prossima settimana, dopo l’informativa che il premier svolgerà lunedì e martedì alle Camere.
Italia viva, lette le tabelle del piano, esulta: “Prima era un elenco di spese, oggi è un piano per rilanciare il Paese”. Ma gli altri partiti chiedono aggiustamenti, spiegando di non aver letto ancora il testo completo del Pnrr.
Ecoc i punti del piano:
- Per la digitalizzazione 42,5 miliardi;
- per il Green 57 miliardi (il 30% del totale);
- per infrastrutture 25,3 mld;
- per istruzione e ricerca 31,9 mld;
- per inclusione e coesione con 19,1 mld;
- per la salute con 15,6 mld (in totale 19,7 miliardi, sommando altri fondi).