Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha inaugurato ieri, con il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, il nuovo anno accademico della Gran Sasso Science Institute, guidato dal Rettore Eugenio Coccia.
La sua lectio magistralis, tenuta online, si è focalizzata sulla relazione tra due concetti, declino e conoscenza, perché il nostro Paese è da anni in una fase di progressivo declino, proprio perché non ha investito sufficientemente in istruzione e innovazione, “considerati oggi tra i principali driver della crescita economica”.
Secondo le stime di Bankitalia, quest’anno il Pil scenderà del 9% e, per recuperare i livelli, già non troppo lusinghieri, pre-covid, bisognerà attendere la seconda metà del 2023 e, saremo comunque ancora lontani dai livelli del 2007, perciò, come ha sottolineato Visco, continueremo a vivere “un sostanziale ristagno dell’attività economica”.
I fondi del programma Next Generation Eu potrebbero offrirci l’opportunità di un riscatto: “Uno straordinario sostegno per colmare i ritardi nella ricerca, nella digitalizzazione e nella trasformazione in un’economia a basse emissioni inquinanti”. L’Italia non ha saputo far fronte alla grande accelerazione del progresso tecnologico degli anni Novanta, da qui la perdita progressiva di produttività delle nostre imprese, che si è poi tradotta in un rallentamento della crescita.
Il governatore sostiene che gli italiani siano stati sempre troppo focalizzati sulla riduzione del costo del lavoro, perdendo di vista l’importanza degli investimenti, che quindi non sono stati sufficienti. Per favorire la crescita delle aziende, “servono meno oneri amministrativi e burocratici e bisogna aumentare l’efficienza dei servizi pubblici ed è necessario aumentare la spesa in capitale basato sulla conoscenza”. Infatti l’Italia perde nel confronto internazionale sulla scuola, per “il modesto livello di investimenti in istruzione. Dovrebbe invece puntare sulla preparazione e motivazione degli insegnanti, che svolgono un ruolo fondamentale”.