Il Veneto sarà in zona arancione almeno fino al 15 gennaio 2021: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato ieri la nuova ordinanza che impone maggiori restrizioni in Veneto, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia e Sicilia. Questo è “un ulteriore sacrificio che affronteremo nella speranza che si chiuda definitivamente questo triste capitolo della storia mondiale – dice il presidente Luca Zaia, che si appella al governo – affinché provveda nell’immediatezza a predisporre adeguati ristori per coloro che hanno subito e subiranno danni dalle restrizioni, in particolar modo quelle imprese che, con le loro limitazioni o chiusure, si stanno sobbarcando una battaglia a nome della comunità tutta”.
A chiedere che si provveda in fretta ai ristori sono anche le varie Associazioni di categoria, come Unioncamere Veneto, che attraverso il suo presidente, Mario Pozza, dice: “Comprendiamo ed accettiamo la decisione perché siamo consapevoli della necessità di tutelare la salute dei cittadini e bloccare i contagi. Non possiamo, però, nascondere la nostra preoccupazione per le attività colpite da queste misure, in particolare bar, ristoranti, alberghi e mondo dello sci che sono alcune di quelle che pagano il conto più salato. Per questo è fondamentale stanziare immediatamente dei ristori e farli arrivare sul territori in tempi brevi come chiesto dal Presidente Zaia”.
Ma non bastano solo gli aiuti, continua Pozza “serve la cancellazione delle scadenze fiscali, altrimenti le risorse stanziate saranno utilizzate per pagare le tasse. Accanto a questo, poi, serve chiarezza da parte del Governo sulle risorse e le riforme legate al Recovery Fund, che sono fondamentali per la ripartenza ed il futuro dei territori in una logica e visione di sistema. Le imprese e le attività in Veneto hanno bisogno di avere la certezza di essere messe nelle condizioni di ripartire attraverso la sburocratizzazione, le infrastrutture materiali ed immateriali, la digitalizzazione che sono tutti aspetti che Unioncamere Veneto indica da mesi come priorità non più rinviabili. Per uscire dalla crisi causata del virus non servono aiuti a pioggia, ma interventi mirati”.
Dello stesso avviso anche Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Padova che dice, “le aziende sono pronte a portare i libri in tribunale, sono allo stremo. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, ma lo Stato faccia la sua, ci aspettiamo i ristori sui conti correnti già dal 15 gennaio”.
E così anche Confartigianto, ed altri che chiedono che per i ristori non ci si basi sul marginale sistema dei codici Ateco, ma che si diano in base alle reali perdite di fatturato.