In Veneto, e non solo, hanno riaperto le spiagge e la giornata di sole di ieri ha segnato il ritorno al mare e al lago. Un sospiro di sollievo per gli operatori del settore e per le taante persone che hanno potuto godere di questo assaggio di estate. Il sole fa bene, e a dirlo è anche il professor Giorgio Palù, virologo e presidente dell’Aifa, che da tempo sostiene come i raggi ultravioletti allontanino il virus e aiutino a migliorare l’umore.
E poiché, a dispetto di quello che credevano alcuni, non è mai esistita alcuna norma che chiudesse le spiagge, come ha confermato il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, le Regioni sono state lasciate libere di pianificare la ripartenza. Per stabilire, infine, la giusta distanza tra gli ombrelloni è arrivata un’ordinanza del presidente Luca Zaia: la superficie minima attorno a ciascun paletto dovrà essere di 12 metri quadrati, con la possibilità per i sindaci di derogare fino a 10,5 metri quadrati nelle zone afflitte dall’erosione. In caso di “altri sistemi di ombreggio”, come ad esempio le capanne che punteggiano il Lido di Venezia, “andranno comunque garantite aree di distanziamento equivalenti a quelle garantite dal posizionamento degli ombrelloni”.
Ma a giudicare dai primi dati, questa ripartenza sembra andare bene. Le immagini di Jesolo, Caorle, Sottomarina ed Eraclea invase dai turisti non lasciano spazio a dubbi, c’è bisogno e voglia di ritornare alla normalità. “Gli occhi di tutti gli addetti ai lavori sono puntati sul 23 maggio, la Pentecoste, le prime vere vacanze dei tedeschi – spiega l’assessore al Turismo Federico Caner – noi siamo già partiti con una massiccia campagna promozionale sui media esteri, con un budget di 1,2 milioni, lo slogan di sempre “Veneto, the land of Venice” ed un messaggio chiaro: siamo aperti, venite. Tra lockdown, zone gialle, arancioni e rosse, chiusure e riaperture, gli stranieri non riescono a capire se gli hotel siano aperti, se si possa frequentare la spiaggia, andare al ristorante la sera. E se sono confusi, non prenotano. Dunque prima di tutto, sì, siamo aperti. Poi lavoriamo al progetto lanciato da “Venice Sands”, sigla che riunisce tutte le realtà turistico-balneari della costa, del Veneto a “batterio zero”: non solo il Covid, qui si può venire in vacanza tranquilli perché è garantita la massima sanificazione di tutti i luoghi, la sicurezza è al primo posto”.
Intanto secondo l’osservatorio di Human Company si prevedono fino a 45 milioni di presenze, oltre la metà italiane, nelle strutture all’aria aperta della Penisola. Il desiderio di svago dopo mesi di zona rossa e restrizioni è infatti alla base della crescita, nell’ultimo anno, del turismo open air. Il che potrebbe giocare a favore della nostra Regione che da sempre si distingue per i suoi camping, camping village e villaggi turistici, ma anche per i rifugi montani e gli agriturismi.