La cosa era già nell’aria ieri mattina, poi verso sera è arrivata la mazzata, l’ennesimo slittamento dell’apertura degli impianti di sci al prossimo 5 marzo, data di scadenza dell’ultimo DPCM firmato dal governo Conte, che ha scatenato una bufera politica e la rivolta delle regioni.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha dato parere negativo alla riapertura di questi giorni perché la situazione delle varianti, inglese, sudafricana e brasiliana non solo non induce all’ottimismo, ma comincia a creare delle preoccupazioni e il ministro Speranza, appena riconfermato nel Governo Draghi, ha deciso di adeguarsi alle richieste del CTS.
Come sottolineato da Pierpaolo Sileri, alcune varianti, come quella sudafricana, creano problemi, perché sembrano resistenti ai vaccini e quindi le chiusure rimangono l’unico modo per contrastarle. Walter Ricciardi è arrivato a chiedere addirittura un nuovo lockdown totale e immediato.
Comprensibilmente c’è stata una generale levata di scudi, i gestori degli impianti e gli operatori turistici sono furibondi, per i modi e i tempi del nuovo slittamento, così dalla sera alla mattina, dopo che per giorni avevano lavorato alla preparazione delle piste, richiamato gli stagionali, preparato i magazzini e venduto un numero importante di skipass.
La Lega si è subito rivolta a Mario Draghi, chiedendo l’immediata sostituzione di Domenico Arcuri, Walter Ricciardi e Roberto Speranza, “il trio sanitario” ereditato dal governo Conte.
Giancarlo Giorgetti, neo ministro dello Sviluppo economico e Massimo Garavaglia al ricostituito Ministero del Turismo hanno chiesto ristori tempestivi e adeguati per tutta l’economia della Montagna. Luca Zaia è andato oltre, chiedendo un vero e proprio risarcimento dei danni, perché il Turismo è la prima industria del Veneto, che in questo momento è in ginocchio e che, nonostante il blocco dei licenziamenti, ha già perso 35mila posti di lavoro.
Matteo Salvini, indignato, ha fatto sapere: “Non ho parole, non se ne può più di esperti che seminano paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Prima di terrorizzare gli Italiani, dovrebbero almeno parlare con il Presidente Draghi, nel quale confidiamo per un ritorno alla normalità. Non esiste che uno si alzi la domenica mattina e, senza confrontarsi con ministro e presidente del consiglio, si metta a parlare di chiusura totale”.
Secondo Ricciardi, la variante inglese sarebbe giunta in Europa, proprio attraverso gli impianti di risalita in Svizzera e pertanto tutte le attività che comportino una qualche forma di assembramento, andrebbero evitate e, “gli impianti di sci rientrano in questa categoria e come tali non andrebbero riaperti”. Ricciardi vorrebbe richiudere subito anche le scuole, che sono appena state riaperte, “perché è urgente cambiare la strategia di contrasto al virus. La presenza delle varianti infatti sta provocando una nuova crescita dell’epidemia, con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari”.
Ormai la stagione è saltata e, come fa sapere l’Associazione Nazionale degli Esercenti Funiviari, la situazione è drammatica, “siamo il settore più penalizzato, da 12 mesi senza un euro di incasso. Questi politici sono inattendibili”.
Ed effettivamente è difficile credere che possa esserci più pericolo sulle piste di sci, all’aperto, che negli ambienti di supermercati e grandi magazzini, dove in questi giorni si sono viste vere e proprie resse