In arrivo un prestito dalle banche per far ripartire i lavori del Mose e la certezza che i 530 milioni necessari per completare l’opera ci sono: ieri è stata una giornata importante per il futuro dell’opera di salvaguardia. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, è tornato arrivato in laguna con l’investitura del premier Draghi di “ministro del Mose”.
“È andata molto bene”, dice soddisfatto, dopo che venerdì mattina si è presentato a Ca’ Corner con la delega del premier Mario Draghi per risolvere la questione del Mose, che rischia di sprofondare sotto i debiti del Consorzio Venezia Nuova. Il ministro competente resta sempre il collega Enrico Giovannini, ma Brunetta, da veneziano doc è diventato il «ministro politico» della grande opera che deve difendere Venezia dall’acqua alta.
“Mi sono impegnato a riferire tutto al premier Draghi e per questo ho chiesto al prefetto Zappalorto e al sindaco Brugnaro di aggiornarmi settimanalmente, in modo che il governo possa fare la sua parte”. Davanti al pubblico dei Giardini della Biennale, Brunetta ha detto: “Questa è una nuova Venezia dopo il lockdown. Sono tornato dopo tanti mesi per dare una mano e risolvere alcuni problemi contingenti: per esempio quello di imprese che hanno lavorato e vogliono essere pagate, ma anche continuare a farlo per difendere la città con il Mose”.
C’erano state non poche tensioni nelle ultime settimane tra le parti in causa: da un lato il provveditore Cinzia Zincone, dall’altro l’asse tra il liquidatore del Cvn Massimo Miani e il commissario del Mose Elisabetta Spitz. “Ora si tratta di trovare un accordo interistituzionale e soprattutto la coesione tra questi tre soggetti che operano per conto dello Stato – prosegue Brunetta -. È in corso di preparazione un protocollo d’intesa che consentirà di tenere in vita le imprese che lavorano per il completamento del Mose e il suo funzionamento“.
Brunetta è intervenuto anche sullo “stallo” dell’Autorità per la laguna, il nuovo ente creato dal governo Conte bis nello scorso «decreto Agosto» non solo per la gestione e la manutenzione del Mose, ma per tutto quello che concerne la laguna. Il ministro ha spiegato che il nuovo governo è al lavoro per una revisione dell’ente prima ancora della sua nascita concreta: “Attualmente ha un’architettura troppo complessa che va semplificata”.
L’altra accusa, che aveva scatenato le proteste sia del presidente della Regione Veneto Luca Zaia che di Brugnaro. era che fosse uno “scippo” da parte di Roma delle competenze di Venezia. Dei sette membri del comitato, quattro (presidente compreso) sono infatti di nomina governativa, solo tre locali (uno delle Regione, uno della Città metropolitana e uno del Comune). “Io invece penso che questa Agenzia debba partire da Venezia – conclude Brunetta -. Io me la immagino sotto la Presidenza del Consiglio, non sotto il ministero delle Infrastrutture come sarebbe prevista ora, mentre l’altro polo dev’essere la Città metropolitana di Venezia. In ogni caso deve essere più vicina al territorio”.
Che Brunetta e Brugnaro siano vicini è evidente, anche se pare esserci una questione irrisolta: l’operazione politica del sindaco di Venezia, che sarebbe pronto a lanciare nei prossimi giorni il suo partito «Coraggio Italia», che secondo alcuni potrebbe fagocitare Forza Italia, il partito del ministro veneziano. È quella l’unica domanda a cui Brunetta ha risposto con un secco e ripetuto “no comment”.